Voci da oltre la Cortina di Ferro – Intervista a Ilia Chistov

Questa intervista fa parte di un ciclo di testimonianze esclusive a ragazze e ragazzi fuggiti dalla Russia e approdati Istanbul, in cerca di libertà e pace

Ilia ha lasciato il paese da solo, contro la volontà dei suoi genitori. Sta vivendo una vita folle in giro per il mondo e sogna gli Stati Uniti. L’ho incontrato il giorno prima che partisse per il Messico. L’obiettivo è attraversare illegalmente il confine e chiedere asilo politico negli USA. Se non ha potuto scegliere il suo destino, vuole comunque scrivere il finale che desidera per la sua storia, non importa quanto pericolosa possa essere.

Parla un ottimo inglese e non vede l’ora di raccontare la sua storia. La speranza è che la sua esperienza possa cambiare qualcosa, anche se piccolo, in questo mondo. La cosa più sorprendente di parlare con lui? Il suo sorriso, Ilia sorride sempre. Anche quando, durante l’intervista, la malinconia e il dolore per la scelta fatta si leggevano chiaramente nei suoi occhi, la tristezza non l’ha avuta vinta. E mai vincerà.


Ciao Ilia, qual è la tua storia?
Sono Ilia Chistov e sono nato a San Pietroburgo. Prima di scappare vivevo in Russia, dove avevo una vita semplice. Avevo un lavoro e una famiglia, degli amici, una ragazza e un appartamento dove vivere. Ma poi è iniziata la guerra e tutto è improvvisamente cambiato. È successo quando stavamo tutti dormendo. Mi sono alzato e ho aperto il telegiornale. Ho visto cosa stava accadendo e sono rimasto totalmente scioccato.

Ho passato una settimana a vacillare su cosa fare. Non potevo semplicemente restare a casa a guardare queste fottute notizie e perciò ho deciso di andare a una manifestazione nel centro della città. Lì sono stato catturato dalla polizia e ho passato la notte in prigione e hp dovuto pagare una multa, circa 200 dollari, per liberarmi.

Appena uscito di prigione ho comprato un biglietto aereo, perché avevo già capito che la situazione poteva solo peggiorare. In una situazione del genere sai benissimmo cosa succederà e che sono solo cose terribili. È sempre stato ovvio che sarebbe potuta finire così, anche prima della guerra. Ora sono solo sicuro di aver avuto ragione.

Quindi ero ovviamente spaventato, anche perché ero consapevole del trattamento riservato alle persone che sono contro il governo, come me.

Riesco a malapena a immaginare quanto sia stato difficile prendere la decisione di partire. Cosa hai detto ai tuoi amici e alla tua famiglia? E cosa ti hanno detto?
Onestamente, non ho avuto il tempo di informare tutti i miei amici che me stavo per partire. È stata una decisione impulsiva, ho avuto solo cinque o sei ore per fare le valigie e lasciare il Paese.

La mia famiglia non era d’accordo con la mia scelta, perché supportano il governo di Putin. Non volevano che partissi, ma ormai avevo preso la mia decisione. Siccome anche loro lo hanno saputo quando mancavano poche ore alla mia partenza, non hanno avuto altra possibilità che accettare la mia scelta. Certo, ci teniamo ancora in contatto, ma non così spesso come potrebbe essere. È davvero difficile parlare con loro perché hanno la mentalità plasmata dalla propaganda russa.

Ripensare a quei momenti fa male: sono stato costretto a lasciare tutto quello che avevo: la mia famiglia, i miei amici, la mia ragazza. È stato un momento triste.


Hai mai pensato di fuggire dalla Russia anche prima dell’invasione? E ti definiresti una persona libera ora che te ne sei andato?
Sì, stavo pensando di andarmene da un po’. Ne abbiamo discusso anche con la mia ragazza, perché doveva decidere lei cosa fare nel caso me ne andassi. Alla fine è successo davvero ma lei non è venuta insieme a me. All’inizio abbiamo deciso di continuare a stare insieme, ma poi ci siamo lasciati.

È una storia triste ma ora sono libero, la mi alibertà è l’unica cosa di cui sono sicuro. Sai quando ho sentito questa libertà? È stato quando Putin ha dichiarato la mobilitazione nel mio paese. Ero qui in Turchia e ho pensato che non avrei dovuto temerlo, perché non ero in Russia.

Come potete immaginare, non possiamo non parlare anche di politica. Eri interessato alla politica in Russia?
Non sempre, spesso guardavo solo le notizie solo di sfuggita.

Allora, qual è stata la molla che ti ha permesso di alzarti e protestare?
Tutto è iniziato molto tempo fa, quando ho visto il video “He Is Not Dimon to You” pubblicato da Alexei Navalny. È stato in quel momento che ho iniziato a pensare che il mio governo non fosse buono come ho pensato fino ad allora. Quel giorno la mia mentalità cambiò radicalmente.

La maggior parte delle persone che leggeranno questa intervista sono abituate alla libertà di parola. Credo che sia molto interessante per noi capire com’è la vita sotto una continua propaganda e come è possibile sfuggirle, come hai fatto tu. Come funziona? C’è un momento esatto in cui ti rendi conto che ciò che ti viene detto è manipolato?
Sai, penso di non essere mai stato davvero toccato dalla propaganda russa, perché non ho mai guardato molta televisione. Ma i miei la guardano spesso e perciò conosco la differenza tra le notizie che circolano sui canali Telegram o sui media indipendenti e la narrazione ufficiale.

Ogni volta che ho occasione di ascoltare cosa dicono i politici russi, è un momento divertente, a suo modo, perché penso sempre “di che stronzate stai parlando?”. Questo perché sono in grado di vedere la situazione da un altro punto di vista.


Pensi che molte persone possano vedere la situazione “da un altro punto di vista”?
Sì, naturalmente. Ci sono molte altre persone che condividono la mia stessa mentalità, altrimenti non ci sarebbero così tante proteste contro il governo.

Inoltre, Putin non è più così popolare ora. Ma credo che abbia cominciato a perdere consensi molto tempo fa, ancor prima che scoppiasse la guerra. C’erano diverse nuove leggi terribili e che non piacevano. Ma l’unica cosa che la gente può fare nel mio paese è mangiare e non dire niente.

Ora che sei libero di chiamarla “guerra”. Definirebbe quanto sta accadendo la “guerra di Russia” o la “guerra di Putin”?
Certo che è la guerra di Putin! Nessuno in Russia voleva questa guerra.

Come sai l’Europa ha emesso diverse sanzioni contro la Russia, qual è la tua opinione su di esse?
Sì, lo so e ritengo che non stiano funzionano bene come dovrebbero. Le sanzioni si sono soltanto accumulate in questi anni, ma nulla è realmente cambiato. Non riesco a vedere alcun cambiamento. Penso che l’Occidente stia solo danneggiando sè stesso.

L’ultima domanda riguarda il tuo futuro. Ora sei qui a Istanbul. Non è né la tua prima né l’ultima destinazione. Cosa c’è nei tuoi piani?
Ho lasciato la Russia il 3 marzo e Sono andato prima in Kirghizistan e poi in Kazakistan. È stato difficile viaggiare da solo e superare molti ostacoli, anche sotto l’aspetto economico. Ma in ogni posto dove vado sto lavorando e quindi ci sto riuscendo.

Per il mio futuro ho un progetto ben preciso. Ho già comprato un biglietto per il Messico, da lì entrerò negli USA come clandestino e chiederò asilo politico.

Posso solo augurarti buona fortuna amico mio. Come faranno tutti i lettori di questa intervista. C’è un messaggio che vorresti inviare loro?
Voglio solo dire a tutti che i russi sono persone adorabili e a nessuno è stato chiesto di questa guerra. Ciò che è stato è avvenuto senza la nostra volontà e solo a causa del nostro governo.
La mia speranza è che ci possa essere pace nel mondo intero.

 

Intervista di Alessandro Ceschel

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