Riflessioni polemico-architettoniche sulla necessità di una politica urbanistica

Ho visitato Rotterdam, “il parco giochi degli architetti”, e mi sono chiesto se ci si divertissero proprio tutti in questo parco

I parchi giochi sono fatti per divertirsi, sono aperti a tutte e per tutte. Il parco giochi è tale se tu ti ci diverti, se puoi giocarci. È parco giochi quando tu decidi di farlo essere tale, non perché un cartello riporta questa dicitura. Questo perché il parco giochi può essere un luogo di piacevolezza anche dove non è ufficialmente delimitato come tale; e perché un cartello può essere posto a indicare un’area che è in stato di abbandono, in disuso, o semplicemente non frequentata.

“Il parco giochi degli architetti” è un fortunato e cinico epiteto per la città di Rotterdam, nei Paesi Bassi. Forse perché la quantità di gallerie d’arte contemporanea è maggiore di quella di fontanelle, forse per le continue, onnipresenti e dotte citazioni architettoniche al Modernismo e alla Bauhaus, forse perché la città è stata rasa al suolo dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, l’appellativo di “parco giochi” rende l’idea di un luogo ricco di opportunità e stimoli.

Ma le gallerie, le citazioni, i rimandi, i musei, i grattacieli, gli esperimenti costruttivi arditi, gli sfizi e le velleità architettoniche non sono per tutte. I parchi giochi invece sì.

Questo parco giochi è accessibile a poche, leggibile a poche, godibile, capibile e apprezzabile da poche persone.

Le intenzioni – e i tentativi – migliori per rispondere a questo urbanistic savior complex, arrivano dallo studio d’architettura ZUS (Zones Urbaines Sensibles), la cui mission è quella di “contribuire al cambiamento del paesaggio urbano attraverso la tutela del ruolo pubblico dell’architettura”.(1)

ZUS a Rotterdam lavora al progetto della “prima infrastruttura pubblica realizzata con un crowdfunding”(2). Si tratta di un ponte, al cui finanziamento tutte possono partecipare, con un contributo minimo di 25€ (3). Il crowdfunding è stato avviato nell’ultimo trimestre del 2011, vedendo la partecipazione – oltre che di private cittadine – di aziende, istituzioni ed enti locali.

A 500 metri a nord del World Trade Center Rotterdam, 350 dal Comune, tra grigi solidi uffici e parcheggi di cemento armato in stile brutalista e binari ferroviari, si destreggia un agile ponte pedonale ligneo color giallo canarino.

È il Luchtsingel: un ponte pedonale di legno di 390 metri.

Dalla separazione fisica ed economica del centro città con i quartieri a nord, nasce il progetto di un ponte pedonale. Un ponte, che, per definizione, ha la virtù di collegare due punti. Nasce il Luchtsingel, che si può tradurre letteralmente e metaforicamente con “anello nell’aria”.

Il Luchtsingel collega a sud il quartiere di Stadsdriehoek e a nord quello di Agniesebuurt, collega “il nord al centro della città e rivitalizza un’area dimenticata“ (4).

Il Luchtsingel è un progetto organico e sinergico. Attorno – letteralmente – al ponte, vengono realizzati degli spazi polifunzionali all’interno di un ex palazzo di uffici, un incubator e il Dakakker, una terrazza per l’agricoltura urbana sul tetto dell’edificio. Sotto al ponte un parco giochi nel verde e uno skatepark all’aperto. Alla fine di uno dei rami del ponte, il tetto della vecchia Hofplein Station, che sarebbe dovuto diventare uno spazio verde e all’aperto per ospitare eventi.

Insomma, un progetto aperto. Aperto alle altre persone; quelle che sono sempre state non considerate: i servi.

Un’altra proprietà – oltre a quella geografica e poetica – contribuisce alla natura bottom-up del progetto: il dato economico. La realizzazione del ponte attraverso il crowdfunding non rappresenta, promuove e rivendica soltanto una modalità alternativa di finanziamento, ma, attraverso la possibilità di personalizzare – da parte di chi contribuiva – le tavole che compongono il ponte, si creano da un lato una testimonianza a lungo termine di cultura della condivisione e dall’altro una possibilità espressiva di partecipazione delle singole persone, oltre che a una bieca e ridicola opportunità pubblicitaria.

La natura del progetto, e del ponte in sé, unificante e sinergica, cessa di esistere quando l’accessibilità al ponte stesso è ostacolata o negata. Quando si crea uno scarto tra il progetto iniziale e la sua (in)attuazione. Quando gli spazi aperti e accessibili si chiudono.

Il ponte è “parzialmente chiuso da maggio 2022” (5). La pagina ufficiale Facebook già da ottobre 2019 non è più attiva e non posta nulla sul suo feed, il profilo Twitter è fermo a febbraio dello stesso anno, mentre il canale YouTube non pubblica contenuti da 8 anni.

Il ponte è stato parzialmente chiuso. E ora, per salirci, per usarlo e per viverlo, per farlo essere ciò che voleva essere, bisogna camminare fino al primo ingresso aperto o seguire qualche temerario arrampicatore che sfida con il favore delle tenebre, le transenne e i muri di legno. La motivazione della chiusura sono i validissimi “motivi di sicurezza”.

Forse perché i vicini frequentatori del bistrot in stile post-industriale, che sono gli stessi del World Trade Center, erano troppo infastiditi dalle orde barbariche che bussavano alle loro porte. Forse perché, nello skatepark, sono incredibilmente arrivati degli skater in centro città. Forse la paura tout court dei servi. Forse tutto questo lede alla sicurezza di una città. Minaccia “il parco giochi degli architetti” e dei padroni.

La differenza tra i progetti iniziali e i risultati – in quanto a impatto, durata, prospettiva sul lungo termine e risonanza – è testimone della presenza di una variabile: la volontà.

La volontà non è il legame né il legante tra l’idea architettonica, il progetto, e l’azione politica, la decisione; non è nemmeno la determinazione comune alle due. La volontà è il progetto e l’azione allo stesso tempo. La volontà di realizzare un progetto, di pensarlo, applicarlo e attuarlo, realizzarlo. La volontà di vedere e studiare uno scarto tra servi e padroni.

È architettonica, sociale, politica, la volontà. È urbanistica.

 

1 ZUS [Zones Urbaines Sensibles] – OFFICE

2 ZUS [Zones Urbaines Sensibles] – LUCHTSINGEL ROTTERDAM

3 Ibidem

4 About Luchtsingel | luchtsingel

5 Luchtsingel | Rotterdam Info

Sitografia

Architectural activism – The Beach

Luchtsingel | Rotterdam Info

http://www.luchtsingel.org/en/about-luchtsingel/

ZUS [Zones Urbaines Sensibles] – OFFICE

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