Le regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo (RDC) rappresentano un’area di cronica instabilità, caratterizzata da una presenza limitata dello Stato e da un’elevata conflittualità politica e sociale. In questo contesto operano numerosi gruppi armati, tra cui il Movimento 23 Marzo (M-23), attore di rilievo nel panorama della sicurezza regionale. Dopo un periodo di latenza, il gruppo ha ripreso le operazioni militari nel 2022, consolidando il proprio controllo su vaste aree del Nord Kivu e costringendo alla ritirata sia le forze armate congolesi sia i contingenti delle Nazioni Unite. Secondo le stime ONU, gli scontri recenti hanno generato circa 400.000 nuovi sfollati, portando il totale a 4,6 milioni, con un bilancio di quasi 1000 morti e 3000 feriti.
La distanza tra Kinshasa e Goma (Nord Kivu), circa 2600 kilometri, complica ulteriormente la gestione della crisi da parte del Governo centrale. Nonostante le promesse di stabilizzazione del presidente rieletto, Félix Tshisekedi, la sicurezza nella regione è peggiorata, con una progressiva perdita di controllo statale. L’approccio militarizzato, attraverso l’invio di governatori militari, non ha portato ai risultati sperati, aggravando piuttosto il malcontento locale.
Le cause del conflitto: risorse minerarie e dinamiche identitarie
L’analisi del conflitto nell’est della RDC evidenzia due principali fattori scatenanti: lo sfruttamento delle risorse minerarie e le tensioni etniche. La regione è ricca di minerali strategici, tra cui cobalto, tantalio, litio e tungsteno, fondamentali per le industrie tecnologiche globali. Il controllo delle aree minerarie consente ai gruppi armati, in particolare all’M-23, di finanziare le proprie attività attraverso tributi imposti ai minatori e il traffico illecito verso il Rwanda. Quest’ultimo, grazie a tali flussi, ha registrato un incremento significativo delle esportazioni di coltan (columbite-tantalite), con un aumento del 50% nel 2023 rispetto all’anno precedente, superando di gran lunga la produzione nazionale ufficiale.
Parallelamente, il conflitto assume una dimensione identitaria, legata alle tensioni storiche tra tutsi e hutu. L’M-23 è stato fondato nel 2012 da tutsi congolesi, una minoranza etnica che si considera discriminata in RDC. Questo sentimento di esclusione affonda le radici nelle conseguenze del genocidio ruandese del 1994, quando le milizie hutu tentarono di sterminare la popolazione tutsi, molti dei quali trovarono rifugio scappando in massa nell’allora Zaire, ora Repubblica Democratica del Congo. Il governo di Kigali, dominato da un’élite tutsi, percepisce la presenza delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR), composte da ex-miliziani hutu attivi nell’est della RDC, come una minaccia diretta alla sicurezza nazionale, accusando Kinshasa di tollerarne le attività. Nonostante le prove e le testimonianze raccolte, confermate anche dai funzionari dell’ONU che ne hanno denunciato la presenza sul campo, il Ruanda continua a negare qualsiasi coinvolgimento nel sostegno alla ribellione o l’ingresso delle proprie forze nel Congo orientale. Tuttavia, diversi analisti ipotizzano che Kigali abbia agevolato l’offensiva con l’intento di annettere una porzione di territorio, particolarmente ricca di metalli preziosi e terre rare. Per questo motivo, osservatori e volontari sollecitano da tempo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad intensificare la pressione sul Ruanda.
La situazione è così grave che migliaia di persone sono scese nelle strade di Kinshasa per protestare contro il Governo e chiedere che faccia di più per estromettere l’M-23 e manifestanti hanno persino assaltato le Ambasciate di Francia, Stati Uniti e Nazioni Unite accusandole di non impegnarsi sufficientemente per il raggiungimento della stabilizzazione del Paese.
Gli ospedali sono stati sopraffatti da pazienti che riportano ferite da arma da fuoco. Jens Laerke, portavoce dell’ufficio umanitario delle Nazioni Unite (OCHA), da Ginevra, si è espresso sostenendo che “la situazione umanitaria a Goma e dintorni rimane estremamente preoccupante (…) abbiamo segnalazioni di stupri commessi da combattenti, saccheggi di proprietà e strutture sanitarie umanitarie colpite”.
Già in passato, alcune analisi relative a questa e ad altre crisi hanno introdotto l’uso dei concetti di greed, da intendersi come avidità, e grievance che in questo contesto può essere inteso come dichiarazione. Il primo termine evidenzia il ruolo preponderante degli interessi economici nel perpetuare i conflitti civili, mentre il secondo propone una spiegazione complementare, se non alternativa, secondo cui le violenze sarebbero frequentemente scatenate dalla percezione di ingiustizie subite, generalmente, da specifiche comunità. Tuttavia, differenze identitarie e conflitti di interesse sono fenomeni ubiquitari a livello globale e, di per sé, non determinano necessariamente l’insorgere della violenza. Il contenimento di tali tensioni richiede, come conditio sine qua non, un sistema istituzionale dotato di adeguata legittimità, stabilità e capacità di gestione, affinché sia possibile incanalare e regolamentare i conflitti attraverso il dialogo e la coesistenza. Un presupposto, quest’ultimo, che in Congo sembra non essersi mai realmente realizzato.
Bibliografia e Sitografia consigliate:
- Stearns, J. (2012). “Dancing in the Glory of Monsters: The Collapse of the Congo and the Great War of Africa.” PublicAffairs.
- Prunier, G. (2009). “Africa’s World War: Congo, the Rwandan Genocide, and the Making of a Continental Catastrophe.” Oxford University Press.
- UNHCR, “Democratic Republic of the Congo Situation Report,” 2024.
- https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2025/01/28/repubblica-democratica-cong-ruanda-guerra .
- https://it.euronews.com/2025/02/16/repubblica-democratica-del-congo-caos-e-saccheggi-a-bukavu-per-lavanzata-dei-ribelli .
- https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/cosa-sta-succedendo-nella-repubblica-democratica-del-congo.html .
- https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/news/rdc-cosa-sta-succedendo-in-nord-kivu/ .
Fonte immagine: https://pixabay.com/vectors/democratic-republic-of-the-ccongo-flag-1758948/