L’economia statunitense si basa sul libero mercato, che teoricamente dovrebbe stimolare l’iniziativa individuale e premiare coloro che sanno dove e come investire. Tuttavia, esiste un’eccezione a questa presunta parità di partenza: i senatori e i deputati americani, legislatori del Congresso e della Camera, che si arricchiscono grazie alla loro posizione privilegiata.
Il fenomeno dell’insider trading consiste nell’acquisto o nella vendita di titoli finanziari basandosi su informazioni riservate o non pubbliche, ottenute grazie a un accesso privilegiato. Questa posizione di vantaggio può derivare da diversi fattori: la conoscenza di dinamiche aziendali, l’accesso a informazioni riservate sui movimenti economici del governo o persino la consapevolezza anticipata delle leggi che verranno approvate e dei loro effetti su società quotate in borsa. L’insider trading da parte dei senatori statunitensi non è un fenomeno nuovo. Da decenni, numerosi uomini e donne si sono arricchiti grazie alle informazioni private in loro possesso. Tuttavia, nell’ultimo quinquennio, le dinamiche sono state particolarmente eclatanti.
Sia i Democratici che i Repubblicani sono coinvolti in questo giro da centinaia di milioni di dollari, teoricamente illegale ma, di fatto, legalizzato. Lo scandalo più significativo degli ultimi anni scoppiò nel 2020, poco prima della pandemia di Covid-19. Kelly Loeffler, senatrice repubblicana della Georgia, vendette milioni di dollari in azioni insieme al marito; Richard Burr, repubblicano del North Carolina, fece lo stesso. Anche Dianne Feinstein e James Inhofe, la prima democratica e il secondo appartenente al GOP, si liberarono di ingenti quantità di titoli. David Perdue, repubblicano della Georgia, non solo vendette numerose azioni, ma ne acquistò per oltre un milione e mezzo di dollari in un’azienda produttrice di sistemi di protezione sanitaria. Queste transazioni avvennero subito dopo una riunione a porte chiuse sulla pandemia di Covid-19, tenutosi il 24 gennaio 2020. Poche settimane dopo, il mercato crollò: i senatori sopra citati evitarono ingenti perdite, mentre chi aveva acquistato le azioni giuste si arricchì enormemente.
Negli anni successivi, il Dipartimento di Giustizia avviò delle indagini, ma il caso fu archiviato senza azioni formali. Tuttavia, il sistema apparve chiaramente corrotto. Spesso, la principale difesa di chi pratica insider trading è l’utilizzo di intermediari per effettuare le transazioni, rendendo più difficile dimostrare la diretta responsabilità dei legislatori coinvolti.
L’S&P 500 è un indice azionario che rappresenta le 500 principali aziende degli Stati Uniti in termini di capitalizzazione di mercato. È uno degli indici di riferimento più seguiti per valutare l’andamento complessivo del mercato azionario statunitense ed è considerato un indicatore chiave della salute economica degli Stati Uniti. “Battere” questo indice significa sostanzialmente aver investito in modo tale da superare la crescita media dell’economia statunitense.
In un periodo in cui l’economia degli USA ha raggiunto i suoi massimi storici, tra il 2020 e il 2024, Nancy Pelosi ha ripetutamente battuto l’S&P 500. Pelosi è stata Speaker della Camera fino al 2023 ed è una figura di spicco nella leadership democratica. Ad oggi, è probabilmente la figura con più potere all’interno del partito. Lei e suo marito hanno più volte negato qualunque legame con fenomeni di insider trading, ma le loro difese appaiono francamente ridicole e pretestuose. Nel corso degli ultimi anni, entrambi hanno effettuato transazioni che si sono rivelate estremamente redditizie per il loro portafoglio. Queste operazioni sono state così eclatanti che hanno portato alla creazione di un’applicazione chiamata “Autopilot”, che ne segue i movimenti azionari, permettendo alla gente comune di copiarli. Ciò è possibile grazie a una legge che obbliga chi ricopre ruoli di potere a dichiarare i propri movimenti finanziari, anche se questi report spesso mancano delle cifre esatte delle transazioni. Alle accuse, Pelosi si è sempre dichiarata estranea ai fatti e ha ribadito più volte come, secondo lei, anche i legislatori debbano poter investire liberamente, poiché ciò rappresenta il fondamento dell’economia moderna statunitense.
Non sono mancate occasioni in cui si è tentato di porre un freno alle iniziative personali dei legislatori e delle persone in posizioni di potere. È il caso dello STOCK Act del 2012, una legge che vieta l’insider trading per i membri del Congresso e altri dipendenti pubblici, impedendo loro di utilizzare informazioni non pubbliche per fare trading. Inoltre, la legge richiede che segnalino le transazioni finanziarie entro 45 giorni per aumentare la trasparenza. Tuttavia, queste iniziative sono state perlopiù bloccate o neutralizzate grazie a scappatoie legali e attività di lobbying.
In definitiva, l’insider trading rimane un problema estremamente pressante tutt’oggi, non solo per una questione puramente economica, ma anche per una questione di fiducia nei mercati. Un mercato i cui movimenti sono conosciuti in anticipo da pochi eletti è un mercato a cui il piccolo investitore non può dare fiducia.
Fonti:
https://www.congress.gov/bill/112th-congress/senate-bill/2038
https://www.joinautopilot.com/
Fonte immagine: https://pixabay.com/illustrations/dollars-coins-money-currency-517113/