Il fenomeno migratorio tra fatti, narrativa politica e disinformazione

“Io non so quello che pensi, ma soprattutto non lo voglio sapere leggendo ciò che scrivi”. Con una frase a lui riferita agli albori della carriera giornalistica, Stefano Polli, vicedirettore di ANSA, ha voluto descrivere la modalità con la quale i soggetti che veicolano l’informazione dovrebbero operare."

Nella comunicazione delle notizie l’equilibrio e la precisione sono fattori fondamentali, ai quali si aggiungono ordine e tono con cui viene presentata l’ informazione al pubblico.

Una delle più grandi piaghe dell’era moderna è senz’altro la problematica delle fake news. La  facile portabilità dei devices del nuovo millennio, la connessione rapida ed estesa, la semplicità di diffusione delle notizie combinata alla ridotta opportunità di verifica dell’affidabilità delle fonti, generano l’habitat ideale per la prolificazione di questo pericoloso virus.

Il fenomeno della disinformazione, nelle più svariate entità, non risparmia nessun uomo, donna od oggetto, che si ritrovano ad essere protagonisti della narrazione. 

L’informazione, dal punto di vista sociologico, rappresenta uno degli asset fondamentali in funzione del quale vengono plasmate le idee e le convinzioni dei suoi destinatari; con queste considerazioni risulta agile prendere consapevolezza del motivo per il quale la politica ha sempre cercato di condizionarla o piegarla ai propri interessi.

Negli ultimi anni stanno sorgendo una molteplicità di programmi volti alla sensibilizzazione sul problema, con l’intento di rendere più consapevole il rapporto tra gli individui e i mass media.

Su questo filone, il 20 ottobre 2023, presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università  degli Studi Roma Tre, ha avuto luogo il convegno denominato “I fenomeni migratori tra fatti e narrativa”, patrocinato dall’ “Istituto Affari Internazionali” (IAI) e dalla “Trans European Policy Studies Association” (TEPSA), dove è stato presentato il progetto “Raising Awareness on Disinformation, Achieving, Resilience” (RADAR). All’incontro, moderato dal dott. Federico Castiglioni (IAI), sono intervenuti illustri rappresentanti di organizzazioni internazionali e nazionali operanti nel settore d’interesse, nonché il vicedirettore di ANSA Stefano Polli.

RADAR si occupa di disinformazione e di cittadinanza attiva, incentivando la partecipazione democratica bottom-up. Articolato in dodici “Work Package”, il piano è volto all’organizzazione di dibattiti pubblici e laboratori dedicati ai giovani in cinque Stati dell’Unione Europea. L’iniziativa si concluderà con un dibattito a Bruxelles. Per ogni Stato sono state selezionate diverse aree d’interesse colpite da narrative strumentalizzanti, sulla base del potere condizionante che hanno suddetti temi nel Paese di riferimento.

Per quanto concerne l’Italia, la scelta è ricaduta sul fenomeno migratorio, problema globale di estrema rilevanza, che affonda le radici nella storia moderna e contemporanea. Da sempre oggetto di retoriche discutibili e disinformanti, questa tematica è capace di spostare facilmente i consensi politici nel Bel Paese.

Gli ospiti della conferenza, nelle loro aree di competenza, hanno relazionato in maniera puntuale e oggettiva una molteplicità di dati sulla fattispecie migratoria. Il primo prezioso contributo è arrivato dalla dott.ssa Cristina Franchini, External Relations Associate dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). L’UNHCR è la principale organizzazione internazionale in prima linea nel salvare e proteggere i diritti dei rifugiati, sfollati e apolidi. E’ stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1950 e da allora ha aiutato milioni di persone a ricostruire la propria vita. La dottoressa ha esposto un approfondito report sull’attuale situazione dei migranti, richiamando le informazioni fornitele periodicamente della Agenzia. La realtà presentata appare grave e sconcertante, infatti ad oggi sono stimati circa centodieci milioni di profughi in tutto il mondo, individui molto spesso sottoposti a migrazioni forzate o fortemente condizionate dai contesti ambientali da cui provengono. I conflitti armati, i crimini di aggressione, la mancanza di rispetto dei diritti umani, le diffuse persecuzioni politiche e religiose, fino ad arrivare ai problemi causati dai cambiamenti climatici, sono solo alcune delle motivazioni che si trovano alla base della questione. Per acquisire una completa consapevolezza del fenomeno migratorio, al fine di adottare delle misure realmente efficaci a gestire il flusso, è necessario un approccio panoramico che prenda in considerazione a trecentosessanta gradi e in maniera globale l’origine di quello che ormai può definirsi un vero e proprio esodo. Al contrario di quello che comunemente siamo abituati a pensare, influenzati da condizionanti retoriche cariche di fake news, il peso della faccenda grava per la maggior parte su Nazioni che non hanno l’effettiva capacità di gestirla. Anche se la nostra attenzione è convogliata verso la difficoltà gestionale del fenomeno al livello europeo e comunitario, il settantasei per cento dei profughi è “sopportato” da Paesi a basso e medio reddito. Di fatto, i quarantasei Stati meno sviluppati (rappresentanti meno dell’1,3% del prodotto interno lordo globale) ospitano oltre il venti per cento di tutti i rifugiati, in più è allarmante constatare che il quaranta per cento dei migranti forzati è costituito da minori. La Turchia ospita il maggior numero di rifugiati (3,4 milioni), insieme all’Iran (3,4 milioni), seguiti da Germania (2,5 milioni), Colombia (2,5 milioni) e Pakistan (2,1 milioni). Il quadro si configura ben diverso da come viene molto spesso presentato, inoltre nel caso particolare dell’Italia, spesso protagonista di polemiche sulla tematica degli immigrati extracomunitari della rotta mediterranea, lo “Stivale” non si posiziona neanche nella top five mondiale degli ospitanti di profughi, al terzo posto in Europa dietro Germania e Francia. Del totale dei profughi, trentacinque milioni sono rifugiati che hanno valicato un confine internazionale cercando sicurezza, mentre il gruppo più numeroso, vale a dire quasi settanta milioni, è quello degli sfollati che si trovano nei loro Paesi d’origine a causa dei conflitti e delle violenze interni e che quindi non gravano su Stati terzi dal punto di vista gestionale. Sul territorio nostrano, le persone che sono state obbligate a lasciare la loro terra natale per sfuggire a contesti ambientali avversi, ammontano circa a trecentocinquantamila, di queste più del quaranta per cento proviene dall’Ucraina. Nonostante la condizione della frontiera meridionale dell’UE sia caratterizzata da evidenti criticità in tema di screening e accoglienza, in Italia si registra una percentuale decisamente contenuta di rifugiati grazie anche alle politiche di redistribuzione messe in atto dall’Unione Europea.

Cenni di Diritto Internazionale

Grande importanza assumono oggi la “Convenzione di Ginevra del 28.7.1951” e il successivo “Protocollo del 31.1.1967” sui rifugiati, ratificati entrambi da centoquarantacinque Stati tra cui l’Italia, definiscono diritti e obblighi di questi soggetti, quali ad esempio il diritto alla tutela giurisdizionale, alla non discriminazione e all’assistenza.

Secondo l’art.1 della Convenzione, gode dello status di rifugiato chiunque “tema a ragione” che nel proprio Paese possa essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a gruppi sociali o per aver espresso opinioni politiche. 

Di fondamentale importanza è anche l’art. 33 che codifica il principio del “non-refoulement”secondo il quale il rifugiato non può essere respinto, espulso e trasferito verso territori dove la sua vita e libertà sarebbero minacciati per i motivi sopra indicati, sempre che non sussistano motivazioni di sicurezza pubblica. L’interpretazione evolutiva dell’istituto combinata con la prassi applicativa della Convenzione del 1951, hanno portato tale principio ad essere adottato in ogni caso in cui il rifugiato potrebbe essere sottoposto nel suo Paese o comunque dove rischia di essere inviato, a trattamenti che violino i principi fondamentali ed inalienabili della persona umana.

E’ divenuto così implicito che al richiedente di tale status vada obbligatoriamente accordato un arco di tempo idoneo a palesare i motivi della richiesta, è pertanto da condannare dal punto di vista del diritto internazionale la prassi dei respingimenti in alto mare operati da alcuni Governi mediterranei, che risultano gravemente illegittimi e lesivi dei diritti fondamentali dell’uomo poiché non consentono valutazioni e analisi di tali ragioni.

Il convegno IAI è proseguito con numerosi altri interventi, tra questi particolarmente interessante è stata la presentazione del dott. Andrea Ricci, vicepresidente di “IDOS” (Immigrazione Dossier Statistico), Centro Studi che si occupa di stilare periodicamente rapporti socio-statistici correlati all’immigrazione, vantando la più lunga serie ininterrotta di pubblicazioni annuali in Italia con prima edizione nel 1991. L’obiettivo del centro è quello di raccogliere dati statistici altamente attendibili per superare gli stereotipi sul fenomeno migratorio e sfatare i numerosissimi falsi miti esistenti. IDOS mette a disposizione dell’utente digitale, in maniera completamente gratuita, le schede di sintesi dei dossier contenenti numerosi spunti delle loro produzioni scientifiche ed editoriali.

Il dott. Ricci ha sottolineato come l’Italia e l’Europa siano invase da fake news in materia, nonostante esistano numerosi punti di riferimento informativi istituzionali, su tutti Frontex, l’Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera. Secondo le stime Frontex dal 2015 ad oggi sono morti o dispersi nell’atto di attraversare il “Mare Nostrum”, più di venticinquemila tra donne, uomini e bambini. Davanti a tragedie di questa portata risulta doverosa un’autoanalisi sull’adeguatezza delle regolamentazioni attualmente vigenti, mettendone in discussione l’effettiva efficacia in concreto.  Il perfezionamento e il potenziamento delle normative, sia al livello interno che transnazionale, necessita certamente di un impegno strutturale governativo che non può non derivare da un impegno personale della collettività intesa come cittadinanza attiva. La guerra alla disinformazione è sicuramente un mezzo primario utilizzabile per aumentare il grado di consapevolezza degli individui e quindi per incentivare un’evoluzione legislativa migliorativa. 

Spostando il focus del discorso su un orizzonte prettamente economico, la tendenza è quella di considerare la presenza di profughi e immigrati all’interno dei confini comunitari un pericolo per il lavoro e come una spesa a fondo perduto, ciò avviene a causa dell’incapacità o più banalmente per la scelta di non volgere uno sguardo omnilaterale alla questione. Nella struttura socio-economico-produttiva in cui vivono le Nazioni maggiormente sviluppate, i migranti danno spesso un fondamentale apporto al sostentamento del sistema andando a ricoprire la gran parte delle posizioni lavorative a bassa specializzazione o assumendo ruoli ai quali i cittadini originari non ambiscono, venendo non di rado sfruttati illegalmente. Eseguendo un’analisi generale dei dati si può invece facilmente constatare che il loro contributo, nella maggior parte dei casi, è economicamente vantaggioso (ad esempio in Italia il costo dell’accoglienza è in saldo positivo di ben 1,27 miliardi di euro).

Tra gli altri è intervenuto il dott. Francesco Vigneri, ricercatore presso IAI per il programma Mediterraneo, Medioriente e Africa, sottolineando come in Europa e particolarmente nel nostro Paese, si possa riscontrare un problema di narrativa mediatica disfunzionale in tema di migrazione. Secondo la sua relazione i mass media prediligono un’esposizione della tematica in chiave semplicistica incompatibile con la reale complessità del fenomeno. A ciò si aggiungerebbe la distorsione del meccanismo d’accesso al sistema di diffusione delle notizie, al quale riuscirebbero ad immettersi solamente soggetti “privilegiati”, da intendersi come selezionati o influenzati dalla politica, mentre rimarrebbero fuori esperti del settore e tecnici latori di disamine oggettive.

Questo limite combinato con la tendenza alla spersonalizzazione dei profughi, che nel racconto dei loro viaggi vengono privati di voce, volto e identità rendendo insignificanti le storie e le motivazioni all’origine della loro condizione, si configurerebbe come il mix perfetto per allontanare il pubblico dal maturare una piena conoscenza della tematica, lasciandolo alla mercé della retorica politica.

 

L’Unione Europea contro le fake news, EUvsDiSiNFO

La pubblicazione delle fake news sull’Unione non è certo una novità, conferire valore a queste notizie genera un gravoso problema sia per i suoi abitanti che per le istituzioni. La circolazione di falsità ha un grave impatto sulle idee collettive, riverberandosi sull’esercizio della democrazia partecipativa e di conseguenza condizionando l’indirizzo della politica della Comunità. Per questo motivo il servizio diplomatico dell’UE, guidato dall’Alto rappresentante, ha costituito una task force di esperti di comunicazione, giornalismo e scienze sociali operanti sul sito “EUvsDiSiNFO”. In questo spazio vengono raccolte e smentite le false notizie con l’intento principale di aumentare la consapevolezza generale del pubblico e aiutare i cittadini sia all’interno che all’esterno dell’Europa a resistere alla manipolazione delle informazioni digitali e dei media, con particolare attenzione alle campagne disinformati della Federazione Russa. Questi casi sono raccolti nella banca dati di EUvsDiSiNFO, l’unica raccolta ricercabile e open-source nel suo genere. Oltre alla banca dati, vengono pubblicati regolarmente articoli, analisi sugli sviluppi dei metodi e delle prassi di disinformazione e raccolte di ricerche internazionali innovative per il settore, consultabili rapidamente e in pochi clicks direttamente dai propri dispositivi personali.

A cura di Edoardo Giulio Rossi

 

Fonti: 

UNHCR: https://www.unhcr.org/ 

IDOS: https://www.dossierimmigrazione.it/ 

Frontex: https://www.frontex.europa.eu/it/ 

EUvsDiSiNFO: https://euvsdisinfo.eu/it/ 

Foto di Rosy / Bad Homburg / Germany da Pixabay  

https://pixabay.com/it/illustrations/le-persone-recinzione-rifugiati-8389312/

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