I falsi miti dell’AI

Lunedì 16 settembre 2024 alle ore 19:00 si è tenuto presso lo Spazio “Industrie Fluviali” di Roma, nell’ambito della più ampia manifestazione “Roma Future Week”, l’evento “I falsi miti sull’IA”, organizzato dal centro Europe Direct Università degli Studi Roma Tre.

Suddetto evento è consistito in una tavola rotonda “talk”, moderata dallo Staff manager Claudio Di Maio e dalla collaboratrice del centro Europe Direct Università degli Studi Roma Tre1 Chiara Esposito, che ha visto come protagonisti Elisa Giomi, commissaria dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), Massimo Chiriatti, Chief Technical & Innovation Officer di Lenovo, e Raniero Romagnoli, Chief Technocology Officer Almawave / CEO OBDA Systems.

Come è possibile comprendere dal titolo, l’incontro, che ha visto la presenza di un pubblico formato da circa 60 persone, ha avuto l’obiettivo di sfatare ogni teoria distorta sull’integrazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale nel mondo reale.

L’incontro viene introdotto dai due moderatori, che ricordano che la rete dei centri Europe Direct consistono nel connettere la Commissione europea ed il Parlamento europeo con le collettività locali, rendendo, inoltre, edotto il pubblico della presenza dello staff di Roma3Radio per la trasmissione in diretta dell’evento.

Successivamente, arriva la prima domanda rivolta ai relatori: “quanto l’Intelligenza Artificiale assomiglia al cervello umano”?

A replicare per prima a questa domanda vi è Elisa Giomi, che fa presente come oggi non si abbia una conoscenza sul funzionamento dell’intelligenza umana e, pertanto, oggi ogni persona tende alla autoreferenzialità, dato che ognuno ha in mente il modello della propria psiche, e quindi la conoscenza personale rappresenta l’unica fonte a cui si ha accesso. Pertanto, a suo avviso “chiedere se i computer pensino è come pensare se i sottomarini nuotano.

L’intervento di Elisa Giomi viene arricchito da questa ulteriore domanda: “l’IA prenderà davvero il posto degli esseri umani nel mondo del lavoro”? La relatrice replica che quanto sopra rappresenta il primo dei falsi miti, in quanto come è vero che cesseranno di esistere alcune professionalità, è altrettanto veritiero che ne nasceranno altre.

Il secondo relatore a rispondere alla prima domanda è Massimo Chiriatti, che prima di formulare qualunque tesi tiene a rispondere alla seguente domanda: che cos’è l’IA? Ha proposto questa definizione, dato che ve ne sono tante: è una pratica che fino a qualche tempo fa utilizza i dati per fare previsioni (IA predittiva) ed oggi, invece, produce contenuti (IA generativa). Ricorda gli elementi base dell’IA, che sono i dati, la capacità computazionale e gli algoritmi.

Chiriatti ricorda anche una mancanza non di poco conto che hanno i sistemi di IA, cioè il corpo. Il corpo – ricorda – ha un fine vita ed entro quel termine si hanno degli obiettivi da raggiungere e codesti li hanno solo gli esseri umani. Pertanto, se la macchina non ha un corpo, non sa cosa sia un obiettivo, non riesce a fare causa ed effetto.

Completa la risposta alla prima domanda Raniero Romagnoli, che allarga l’analogia fatta da Elisa Giomi sul sottomarino che nuota anche all’aereo e agli uccelli che volano. Questo, per affermare che l’IA si ispira ma è molto distante dall’intelligenza umana, per via di una moltitudine di differenze. In particolare, ne cita una, che è quella fondamentale: l’IA non pensa, pertanto le macchine in autonomia non decidono di fare un compito, ma lo eseguono in quanto gli viene chiesto.

La seconda domanda è entrata leggermente più nello specifico nel tema: “come si manifestano i bias nell’IA”?

Rompe il ghiaccio Raniero Romagnoli, che fa presente che un sistema di IA, dato che ha molti dati da ricercare, gli stessi vengono presi liberamente da Internet. La gran parte di Internet è scritta da umani che hanno dei preconcetti ed ecco qui la causa del fenomeno. Tali dinamiche si cercano di limitarle con altri sistemi di IA, ma la maggior parte delle volte tale operazione viene condotta con l’intervento umano.

Massimo Chiriatti definisce questo fenomeno come “contaminazione”. In particolare, l’esperto di Lenovo fa presente che questi sistemi partono dal particolare verso il generale. Pertanto, gli esseri umani scrivono e la macchina esegue automaticamente il codice, la richiesta. Applicando il metodo induttivo si possono avere delle contaminazioni. Pertanto, il sistema è normale che sbagli. Tale dinamica porta ad affermare che il giudizio umano conta molto di più rispetto alle macchine induttive. Pertanto, è necessario – ad avviso del relatore – rivolgere molta più attenzione a cosa si mette dentro alla macchina ed a come si interpreta il risultato algoritmico, ricordando che gli esseri umani sono molto di più della somma tra dati, computer e software.

Chiude le repliche alla seconda domanda Elisa Giomi, che fa presente dell’esistenza di sistemi di IA completamente normalizzati nella quotidianità ed altri non bisognosi di imput esterni che, semmai, sono limitati. La sensazione dell’esperta è che l’idea di un’IA generale autodeterminata che metta a fuochi i propri obiettivi, strategie, opinioni, rappresenta la fantascienza più che la tecnica, in quanto si parla sempre di IA estremamente settoriali superspecializzate con gamme di funzioni e di compiti.

La terza domanda conclusiva ha chiesto ai relatori le modalità con le quali l’essere umano si relaziona nel controllo. Raniero Romagnoli replica facendo presente che gli esseri umani sono giudici di loro stessi nel risultano che vedono giungersi. Massimo Chiriatti ricorda che ogni disciplina ed esperienza ha sua autonomia e fa presente i tre valori che incorpora ogni tecnologia: quelli di chi la ha progettata, l’idea con cui la si costruisce e quella con cui la si usa.

Sono seguite alcune domande da parte del pubblico. In particolare, una – posta da Andrea Valentino, studente al terzo anno di Giurisprudenza all’Università degli Studi Roma Tre – ha riguardato il nuovo regolamento dell’UE sull’Intelligenza Artificiale (anche noto come Legge sull’IA o AI Act): è stato chiesto ai relatori un loro pensiero sulla qualità dell’intervento normativo condotto dal legislatore dell’Unione Europea.

Elisa Giomi risponde facendo presente che l’approccio seguito è basato sul monitoraggio e sulla precategorizzazione. In particolare, viene valutato il rischio. Evidenzia due qualità di questo intervento normativo, che sono l’innovazione e la flessibilizzazione. Afferma che comunque delle lacune sono presenti, ma sono contenute.

Raniero Romagnoli evidenzia – pur facendo presente che il framework normativo è ben congegnato – che va attenzionato l’approccio internazionale al regolamento, in quanto vi potrebbe essere il rischio che soggetti extra-UE vogliano preferire altri mercati magari meno regolamentati rispetto a quello dell’Unione Europea.

Roma, 17-09-2024

 

A cura: Antonio Natale

 

 

1Per saperne di più sul centro Europe Direct Università degli Studi Roma Tre:

 

 

Consigliati