Hey tu, Documenta e Manifesta!

Volete fare una vacanza in Europa e siete a corto di idee? Avete quell’irrefrenabile desiderio che divampa in tutti noi tra i sedici anni e le due del mattino di visitare l’Europa zaino in spalla andando a vedere quelle che, secondo il vostro amico con gli occhiali che ascolta musica Jazz e legge un numero di Internazionale arrotolato nella sua tote bag, sono “le più grandi mostre d’arte in corso”? O forse vi è semplicemente passato per la testa, mentre vi ustionavate passeggiando sul bagnasciuga, di voler scrivere un saggio contro l’etnocentrismo dilagante nei musei europei? Magari avete appena finito la lettura da ombrellone: era una critica al capitalismo monopolistico di Adorno, una riflessione sulla Kunstwollen di Riegl o la teoria sull’aura dell’opera d’arte di Benjamin? Una di queste potrebbe avervi fatto sorgere quel sanissimo istinto anticlassista e anticlassicista che vi farà venire qualche senso di colpa e troppi brutti sogni.

 

Volete fare una vacanza in Europa e siete a corto di idee? Avete quell’irrefrenabile desiderio che divampa in tutti noi tra i sedici anni e le due del mattino di visitare l’Europa zaino in spalla andando a vedere quelle che, secondo il vostro amico con gli occhiali che ascolta musica Jazz e legge un numero di Internazionale arrotolato nella sua tote bag, sono “le più grandi mostre d’arte in corso”? O forse vi è semplicemente passato per la testa, mentre vi ustionavate passeggiando sul bagnasciuga, di voler scrivere un saggio contro l’etnocentrismo dilagante nei musei europei? Magari avete appena finito la lettura da ombrellone: era una critica al capitalismo monopolistico di Adorno, una riflessione sulla Kunstwollen di Riegl o la teoria sull’aura dell’opera d’arte di Benjamin? Una di queste potrebbe avervi fatto sorgere quel sanissimo istinto anticlassista e anticlassicista che vi farà venire qualche senso di colpa e troppi brutti sogni.

Confusi? È normale, dato che sono io quel ragazzo con gli occhiali che vi sta consigliando due bei viaggetti da poter fare, per capirne di più sull’Arte, sull’Europa e sulle vostre idee di Arte e di Europa.

Perché la vendo come un giro turistico? Perché queste esibizioni sono tutto fuorché un giro turistico; e forse non si possono nemmeno chiamare esibizioni.

Partiamo quindi col dire cosa, Documenta (da scrivere con la “D” minuscola, ma che per necessità di chiarezza di lettura, sarà scritto appositamente sbagliato) e Manifesta, non sono. Non sono musei. Non sono gallerie. Non sono collezioni chiuse, rigide, statiche, classiche o classiciste. Non sono euro o etnocentriche. Non sono, tutto ciò che il programma di storia dell’arte del liceo vi fa pensare che l’arte sia.

Mi sembra un ottimo inizio, chiarissimo e assolutamente non problematico.

Documenta e Manifesta sono documenti e manifestazioni di Storia Culturale. Documentano le arti contemporanee nelle nostre società e manifestano idee, valori, riflessioni e dibattiti, su, e di queste.

Documentare e Manifestare sono necessità, obblighi civili e morali del nostro vivere ed esistere. Documenta e Manifesta traducono un infinito in un imperativo, trasportano questi due impegni sociali in un’azione – artistica – collettiva e plurale. 

Documenta è una manifestazione internazionale di Arte Contemporanea che si tiene ogni cinque anni nella città di Kassel, in Assia settentrionale, Germania. Ideata, inaugurata, fondata – insomma, ha avuto una bella idea – da Arnold Bode, pittore, critico e curatore d’Arte. La direzione artistica di quest’anno è di ruangrupa (anche qui con la minuscola), collettivo artistico indonesiano. La manifestazione di Documenta ha avuto inizio il 18 giugno e terminerà il 25 settembre. Il collettivo ha deciso di costruire la direzione artistica attorno all’idea, il simbolo e l’immagine – e i valori che queste portano – del lumbung, termine indonesiano che indica un granaio di riso. Il lumbung funge da modello economico, sociale ed artistico: collettività, condivisione dei beni nella e per la comunità, parità ed equità di risorse e distribuzione. Questi valori, questi ideali, sono non solo integrati, ma fondanti e fondativi dell’intera manifestazione.

Manifesta ripensa il rapporto tra le culture e le società civili. È una manifestazione biennale, nomade, europea, di Arte Contemporanea. Quanta bella roba. E dico nomade, non itinerante, perché ritengo necessario rivendicare questa proprietà, che non va nascosta o espunta. Itinerante, termine che supponiamo essere più pulito ed elegante, porta il significato del solo spostamento fisico; in questo caso quindi sarebbe un errore – di natura di razzismo linguistico – utilizzarlo. Nomade invece fonde lo spostamento all’adattarsi, mescolarsi, modificarsi. Fondata a metà degli anni ‘90 a Rotterdam, dalla storica dell’arte olandese Hedwig Fijen, che ancora guida la manifestazione, ha tenuto luogo nella città nel 1996, arrivando in Italia, in Trentino – Alto Adige, nel 2008 e, dieci anni più tardi, a Palermo.

Manifesta – nomade di natura – porta quest’anno la sua forza creativa in Kosovo, nella capitale Pristina, dove dal 22 luglio al 30 ottobre, avrà l’occasione di investigare come le arti contemporanee e le attività sociali e artistiche si rapportino all’identità collettiva di una popolazione e di uno Stato.

La nomadicità per Manifesta è una risorsa centrale. Nomade non significa – né qui, né in tutta la storia – effimero, fugace, superficiale o inconsistente. Bensì significa trovare la propria forza nelle proprie caratteristiche intrinseche: lo spostamento diventa fonte di contatto, il viaggio diventa strumento di conoscenza, la mobilità di leggerezza e adattamento. Manifesta sembrerebbe l’opposto dell’idea comune di nomadicità: profonda, stabile, ha una prospettiva, un programma e un progetto.

Se documentare e manifestare sono azioni quotidianamente necessarie, Documenta e Manifesta operano, non uno slittamento, ma una ricollocazione di queste due pratiche sociali. Si inseriscono nel dibattito artistico ponendosi alla base di questo, divenendo allo stesso tempo il principio scatenante del dibattito e il parametro di analisi.

Se pensate io stia esagerando, e che quindi non ci sia politica nell’arte: vi dico che l’edizione di quest’anno di Manifesta sarà tenuta in Kosovo.

Se pensate invece che ce ne sia troppa poca: fate la rivoluzione.

Documenta e Manifesta, prese singolarmente – nella loro singola realizzazione – sono forse solo manifestazioni, ma è quando sono integrate dalla nostra partecipazione attiva che diventano ciò che devono essere: azioni. Un agire collettivo e consapevole, bello, ribelle e colorato, europeo, libero e aperto.

Per questo, Documenta e Manifesta, possono essere “lette” – in italiano – come un imperativo presente. Come una battaglia artistica, culturale, sociale e politica.

 

Fonti

documenta

documenta – Wikipedia

Manifesta 14 Prishtina Homepage – Manifesta 14 Prishtina

Manifesta – Wikipedia

3 unmissable art exhibitions for 2022 in Europe • Guides • Artsy Travels

SEAlang Library Javanese Lexicography

Living With Disjunction: Manifesta 9 and Documenta 13 | The Nation

A Radical Collective Takes Over One of the World’s Biggest Art Shows – The New York Times (nytimes.com)

Manifesta 14 synon krijimin e zgjidhjeve të qëndrueshme artistike si mënyrë për të rritur kapacitetin kreativ – Demokracia

In copertina, foto di Heinz Bunse: https://www.flickr.com/photos/buffo400/36350766360/in/photostream/ (Deed – Attribution-ShareAlike 2.0 Generic – Creative Commons)

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