Gabon: elezioni all’africana, vince il golpista Brice Oligui Nguema

Dopo il colpo di stato dell’agosto 2023, il generale Brice Oligui Nguema ha consolidato il proprio potere con una vittoria plebiscitaria alle presidenziali dell’aprile 2025. L’analisi di questo avvenimento non può, però, prescindere da un’analisi del contesto storico e politico del voto, della figura del nuovo presidente e delle implicazioni istituzionali per il futuro del Gabon, che si presenta come un caso emblematico di transizione solo apparente verso la democrazia.

L’elezione presidenziale del 12 aprile 2025 in Gabon, conclusasi con un plebiscito a favore di Brice Clotaire Oligui Nguema, rappresenta un caso emblematico di trasformazione istituzionale solo formale, in cui una transizione dichiaratamente democratica cela in realtà la continuità di un assetto autoritario. Dopo aver guidato il colpo di stato che nell’agosto 2023 ha destituito Ali Bongo – ultimo esponente di una dinastia al potere da oltre mezzo secolo – Oligui Nguema ha diretto per venti mesi una fase di transizione militare, culminata nella sua elezione con il 90,35% dei voti espressi. Il risultato elettorale, al netto della sua impressionante ampiezza, è stato accompagnato da un tasso di partecipazione ufficiale rivisto al 70,4%, dopo una prima stima all’87%, e da segnalazioni di disfunzioni nel processo elettorale: ritardi nell’apertura dei seggi, problemi nei registri degli elettori, schede non custodite adeguatamente e sospetti su un’organizzazione non completamente imparziale del voto. A fronte di un corpo elettorale di circa 920.000 cittadini, i voti validi sono stati 610.747. Di questi, oltre 575.000 sono andati al generale, lasciando una manciata di consensi all’ex primo ministro di Bongo, Alain Claude Bilie-By-Nze, fermo poco sopra il 3%. Gli altri sei candidati, tra cui l’unica donna in corsa, Gninga Chaning Zenaba, non hanno superato l’1%, segno di un sistema politico ancora dominato da meccanismi di esclusione e da forti squilibri nelle possibilità di accesso alla competizione elettorale. L’architettura istituzionale predisposta sotto la guida di Oligui – a partire dalla nuova Costituzione e dal Codice elettorale – ha di fatto agevolato il suo percorso verso la presidenza, disinnescando le minacce potenziali rappresentate da candidati più popolari o indipendenti, alcuni dei quali esclusi dalla corsa in base a criteri controversi. L’immagine pubblica di Oligui è stata abilmente costruita attorno alla figura dell’”uomo della svolta”, colui che ha rotto con il regime corrotto della famiglia Bongo e avviato un percorso di riforme incentrato sulla lotta alla corruzione e sul rinnovamento dello Stato. Tuttavia, il suo passato come membro della guardia repubblicana al servizio degli stessi Bongo, e il suo ruolo centrale nella riorganizzazione dei servizi di sicurezza a loro favore, raccontano una realtà più complessa. Ex assistente personale di Omar Bongo e successivamente ambasciatore militare durante il primo decennio del potere di Ali, Oligui è tornato in patria nel 2019 e ha assunto il comando della guardia repubblicana, da cui ha orchestrato il golpe del 2023. Questa traiettoria suggerisce più una continuità trasformata che una rottura rivoluzionaria. Il Gabon entra ora nella sua quinta Repubblica, ma con una struttura di potere che appare poco mutata nei suoi equilibri profondi. Il Paese, nonostante le immense risorse naturali – petrolio, legname, minerali – e una popolazione relativamente piccola (2,5 milioni di abitanti), affronta gravi emergenze sociali: un tasso di disoccupazione elevato, infrastrutture carenti, blackout continui, servizi pubblici inadeguati e un debito che raggiunge il 73,3% del PIL. Inoltre, circa il 35% dei cittadini vive ancora sotto la soglia di povertà.

Il caso gabonese solleva interrogativi profondi sulla tenuta della democrazia in contesti post-golpisti e sulla reale capacità del voto popolare di garantire un’alternanza autentica del potere. La figura di Brice Oligui Nguema, pur presentata come innovatrice, appare legata a doppio filo al sistema che l’ha preceduta, e la sua elezione – così nettamente sbilanciata – assume le caratteristiche di un’investitura autoritaria più che di una vera legittimazione popolare. Il ricorso a istituzioni formalmente democratiche per rafforzare il potere militare rappresenta un modello pericoloso e sempre più frequente in Africa centrale e occidentale, dove la stabilità apparente viene spesso anteposta al pluralismo politico. Se Oligui Nguema vorrà davvero segnare un cambio di rotta rispetto alla dinastia Bongo, dovrà dimostrare nei fatti la sua distanza da pratiche clientelari e autoritarie, garantendo libertà di espressione, giustizia indipendente e riforme strutturali inclusive. In caso contrario, il Gabon rischia semplicemente di aver sostituito una dinastia familiare con una nuova forma di autoritarismo personalizzato, mantenendo intatte le disuguaglianze e le dinamiche di esclusione che hanno storicamente impedito al Paese di progredire verso una vera democrazia.

Bibliografia e sitografia:

https://www.africarivista.it/gabonlexgolpistabriceclotaireoliguinguemaelettopresidenteconoltreil

90deivoti/261966/

https://www.ilpost.it/2025/04/13/gabonelezionipresidenzialivittoriabriceclotaireoliguinguema/ https://www.nigrizia.it/notizia/gabonbriceoliguinguematrionfapresidenziali

https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/gabonchiusuraurneleelezionipresidenziali/AHM4zbI https://tg24.sky.it/mondo/2025/04/11/elezionigabondopocolpostatobongo

https://www.africaexpress.info/2025/04/14/elezioniallafricanaingabonvinceilgolpistadel2023/ https://www.lapresse.it/esteri/2025/04/13/gabonlachiusuradelleurneperleelezionipresidenziali/

fonte immagine:  https://pixabay.com/vectors/gabon-flag-map-geography-outline-1758952/

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