Dove tutto ha avuto inizio
Il primo passo per sviluppare nel lettore la consapevolezza della portata innovativa di questo strumento è proprio quello di prendere coscienza che non ci troviamo più nell’era del digitale ma in quella della intelligenza artificiale, anche detta algoritmica. E’ un vero momento di svolta nel nostro mondo, perché già il digitale ha dato modo di compiere una “rivoluzione” che, per ovvi motivi, ha avuto un grande impatto sulle nostre vite e, a ben riflettere, le sta influenzando. Ebbene, sarà capitato a noi tutti di chiedersi cosa si intenda per intelligenza artificiale e cosa dobbiamo aspettarci di nuovo e ulteriore rispetto al digitale. In tema di possibile definizione di Artificial Intelligence, un primo tentativo è riconducibile a a John McCarthy nel 1956, il quale la definì come quella scienza che consente di costruire macchine intelligenti, in particolare programmi per computer intelligenti”. Fu proprio nel corso di un seminario che si svolse nel College di Dartmouth nel New Hampshire che John McCarthy, Marvir Minsky, Allan Newell, Herbert Simon e Claude Shannon ritennero per la prima volta possibile l’uso delle macchine per l’identificazione degli oggetti, il riconoscimento della voce, la comprensione del linguaggio naturale, il ragionamento deduttivo. Una definizione lungimirante di AI è contenuta nel c.d. AI Act che la delinea in modo neutro, tale da coprire sia i sistemi già esistenti, sia quelli non ancora sviluppati.
L’Europa cosa fa?
Risulta pleonastico rammentare il ruolo di leadership ricoperto dall’Unione Europea in questo settore cosi cruciale. Infatti essa ha sinora investito sempre di più nell’innovazione tecnologica, promuovendo la ricerca e nuovi software, ad esempio nel settore dell’automotive e della medicina e ambisce a realizzare un suo modello originale, che non costituisce una semplice risultante dal connubio del modello cinese e quello americano, leader da tempo nel campo del digitale e padroni di grandi multinazionali famose in tutto il mondo. Il valore aggiunto che l’Europa persegue non è legato a obiettivi meramente commerciali, ma affonda le proprie radici sul concetto di etica e di valorizzazione della persona umana e, in questa chiave, l’introduzione di una specifica regolamentazione che coniuga lo stimolo alla innovazione e la tutela delle libertà fondamentali dell’individuo è sicuramente un elemento di specificità che potrebbe essere considerato un paradigma anche a livello mondiale. L’intelligenza artificiale è vista come un mezzo per incrementare il benessere, senza sminuire il concetto di individuo e senza ingenerare discriminazioni. Ecco perché occorre maneggiare con cura questo strumento cosi potente, per valorizzarne gli aspetti positivi, a beneficio dell’umanità e minimizzare i rischi di un suo utilizzo distorto, che costituisce il rovescio della medaglia causato dall’uso o dall’abuso di metodi invasivi di intelligenza artificiale oppure di sistemi che non rispettano le vigenti disposizioni. Un esempio di grande evidenza è quello dei casi in cui tali sistemi vanno a collidere con la protezione dei dati personali, ovverosia la tutela della privacy di noi tutti. Sin dai suoi primi esordi, l’Autorità preposta alla protezione dei dati personali ha messo in luce il rischio che le persone fisiche possono subire dalla loro esposizione a processi basati sulla lettura e sulla elaborazione algoritmica dei dati. E’ stato un lungo e difficile percorso che il Garante della privacy ha attuato a fianco alle Istituzioni europee, che inizialmente hanno mantenuto un approccio di tipo “light”, per poi orientarsi verso un approccio più attento, come dimostra la Proposta di Regolamento sull’AI. Le autorità di sorveglianza in ambito privacy hanno fornito gli strumenti necessari a professionisti e operatori sul tema in questione della tutela dei dati personali nell’uso di sistemi di AI, al fine di porre un freno al dilagante flusso di informazioni che tali algoritmi assorbono. Ne è un esempio quello dell’accettazione dei c.d cookies nei quali, molto spesso, ci imbattiamo quando ricerchiamo una determinata informazione sui motori di ricerca. Ne consegue che i nostri dati personali fungono da linfa vitale per l’alimentazione di questi algoritmi in continua evoluzione. Ciò però, ha come conseguenza dei rischi che possono impattare sulle nostre vite; ne è un esempio la geo-localizzazione, che può fornire dati sulla nostra posizione, sui luoghi maggiormente frequentati, sugli spostamenti e via di scorrendo. E’ chiaro, quindi, che nel fare uso dell’AI si rende necessario calare la lente di ingrandimento sul singolo, ovverosia porre in essere una attività interpretativa di ognuno di noi. In questo quadro si è molto discusso, anche oltreoceano, della decisione del Garante italiano della privacy di bloccare l’operatività di ChatGpt, strumento di elaborazione del linguaggio naturale che, avvalendosi di algoritmi avanzati, genera risposte simili a quelle umane.
Tale scelta cosi drastica di congelamento immediato ha avuto effetti, in realtà, nei confronti di OpenAI che si è visto costretto a eliminare ChatGpt, perché minacciato dal Garante italiano della privacy di una multa salatissima di ben 20 milioni di euro. Fondamentalmente il motivo alla base è l’assenza di metodi di verifica dell’età di minori di 13 anni. Ad oggi, però, è stato riaperto con l’informazione per i minorenni; prima di utilizzare ChatGpt bisognerà dichiarare di avere più di 18 anni oppure più di 13, ma aver ricevuto il consenso dei genitori. Ci si chiede, quindi, come consentire lo sviluppo di tali sistemi in coerenza con le regole basilari della data protection. La risposta è quella fornita dalla proposta di regolamento che adotta un approccio neutro e basato sul rischio, proibendo i sistemi di AI che costituiscono una minaccia ai diritti fondamentali dell’individuo e reca una specifica disciplina per quelli ad alto rischio. Nello stesso tempo specifiche previsioni sono dedicate a supportare l’innovazione in questo settore e, in particolare, promuovendo sandbox nelle quali gli operatori possono presentare i loro prodotti e valutarne la compliance e fornendo incentivi rilevanti alle start ups e alle piccole e medie imprese; ciò con l’obiettivo di rendere lo scenario europeo un centro di eccellenza sia sul fronte della ricerca sia sul fronte dello sviluppo di questi sistemi e, nello stesso tempo, assicurando che le tecnologie di AI siano al servizio dei cittadini o di interessi pubblici meritevoli di tutela.
L’iter di approvazione della proposta è a uno stadio avanzato, nella fase c.d. di Trilogo tra le tre istituzioni europee e dovrebbe ottenere, come già accennato, a fine anno l’approvazione definitiva. Verrà presumibilmente rimandata agli anni 2024 e 2025 la sua entrata in vigore; questo lungo lasso temporale è volto a consentire ai destinatari delle disposizioni di adattarsi alle nuove, complesse previsioni e di perseguire una politica di alfabetizzazione nella specifica materia (c.d.AI Literacy), sia attraverso le scuole sia attraverso il mondo del lavoro.
Un dato è certo: la società ha bisogno di tempo per adattarsi a questi cambiamenti epocali. Come ricorda l’onorevole Brando Benifei, rapporteur del provvedimento, “i legislatori hanno posto la strada” per la creazione di un “AI responsabile”, in cui si realizzi il giusto connubio tra l’uomo e la macchina. Ciò ci fa riflettere molto, perché le macchine devono fungere da completamento dell’uomo e non sostituirsi ad esso in maniera definitiva; entrambi sono dotati di intelligenza ma con capacità diverse. Solamente l’intelligenza umana, infatti, possiede una sfera emotiva che le permette di acquisire conoscenza per il tramite dell’esperienza; è per questo aspetto intrinseco appartenente a ciascun essere umano che l’AI non potrà mai rimpiazzare l’uomo.
A cura di Aurora Rubino
Fonti
- Unione Europea: europa.eu
- Lucilla Sioli’s presentation, a European strategy for artificial intelligence-CEPS webinar 23 aprile 2021
- Intelligenza Artificiale made in Italy – Convegno tenutosi il 16 maggio 2023 con Raniero Romagnoli, Raffale Torino e Nicola Zamperini
- Per l’immagine: foto di Gerd Altmann da Pixabay (https://pixabay.com/it/photos/tecnologia-sviluppatore-tocco-dito-3389904/)