Trump vs Zelensky: Uno scontro di stili comunicativi tra potenza e diplomazia

Nel contesto della diplomazia internazionale, ogni incontro tra leader è un’opportunità non solo per discutere di politica, ma anche per osservare le tecniche di comunicazione che plasmano le relazioni globali. L'incontro del 28 febbraio 2025 tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, avvenuto nello Studio Ovale della Casa Bianca, non ha fatto eccezione. Anzi, ha offerto uno spettacolo interessante di contrastanti approcci comunicativi: uno dominato da un linguaggio diretto e provocatorio, l’altro segnato da diplomazia, ma anche da una retorica chiara e incisiva. Esploriamo in profondità le tecniche comunicative di entrambi i leader.

Donald Trump: comunicazione diretta e provocatoria

Donald Trump è noto per utilizzare la comunicazione come un’arma politica efficace. Durante l’incontro con Zelensky, il neopresidente degli Stati Uniti ha adottato il suo caratteristico approccio: linguaggio diretto, aggressivo e una forte enfasi sulle emozioni del pubblico. La sua retorica ha spesso distolto l’attenzione dalle complesse questioni di politica internazionale, spostando il discorso su una narrativa più emotiva e polarizzante.

Un elemento distintivo della comunicazione di Trump è il framing, ossia la selezione e presentazione delle informazioni per orientare la percezione pubblica. Ha usato frasi come “rischi di giocare con la Terza Guerra Mondiale” per drammatizzare le azioni di Zelensky, amplificando la paura di un conflitto globale. Questo stratagemma ha contribuito a costruire un’immagine di sé come l’unico leader capace di proteggere l’America da una crisi internazionale.

Secondo Giovanni Covassi, professore di Comunicazione Politica all’Università di Roma, “Trump ha utilizzato la tecnica della comunicazione aggressiva per spostare il focus dal contenuto alla forma. Il suo uso del framing e della polarizzazione ha creato una narrativa semplice ma potente, che tende a semplificare una realtà complessa in un dualismo bianco-nero. Questo approccio è efficace nel consolidare la base elettorale, ma rischia di alienare le frange moderate dell’opinione pubblica.” Questo commento sottolinea come il suo approccio tenda a semplificare la realtà complessa in un dualismo bianco-nero, efficace per rafforzare la sua base elettorale, ma rischioso per le frange moderate.

Trump ha inoltre impiegato la tecnica dell’attacco personale, definendo Zelensky “ingrato”. Questa scelta non solo minava l’autorità del presidente ucraino, ma lo presentava come un leader debole e inadeguato. La strategia ha sfruttato la retorica dell’us vs. them (noi contro loro), una tecnica che Trump utilizza spesso per consolidare il sostegno tra i suoi seguaci. Luca Bruni, analista di media e comunicazione presso l’ISPI, ha osservato che “La strategia comunicativa di Trump si basa sulla teoria del shock and awe, che mira a destabilizzare l’interlocutore e dominare la narrazione”. La polarizzazione è stata una delle sue tattiche principali: dividere il pubblico tra chi comprende la sua posizione e chi la rifiuta. Questo approccio non solo semplifica questioni complesse come la guerra in Ucraina, ma rafforza il senso di appartenenza alla sua base elettorale, mantenendo viva la narrativa del “salvatore della patria”.

Infine, Trump ha utilizzato una retorica binaria che rendeva facile identificare Zelensky come il “cattivo” della storia. Così facendo, ha creato una narrazione efficace nel mettere in difficoltà il leader ucraino e nel rafforzare la propria immagine di leader forte, capace di proteggere l’America dai pericoli esterni.

Volodymyr Zelensky: diplomazia e comunicazione strategica

Se Trump ha mostrato la sua abilità nel dominare la scena con una comunicazione aggressiva e polarizzante, Volodymyr Zelensky ha dimostrato una maestria diversa: la capacità di usare una comunicazione ponderata ma altrettanto incisiva. La sua strategia è stata quella di mantenere un equilibrio tra diplomazia e fermezza, evitando di cedere alle provocazioni ma senza rinunciare a momenti di confronto diretto.

Zelensky ha adottato il framing per evidenziare il sacrificio dell’Ucraina e la necessità di alleanze strategiche, puntando sul valore del supporto internazionale. Ha sottolineato gli sforzi del suo paese contro l’invasione russa, cercando di rafforzare il legame con gli Stati Uniti come alleato cruciale nella difesa della sovranità.

A differenza di Trump, Zelensky ha scelto un linguaggio diplomatico, focalizzandosi sulla cooperazione. Sarah Mendelson, esperta di Retorica Politica alla Georgetown University, ha evidenziato come “Zelensky ha adottato una comunicazione resiliente e strategica. Mentre Trump puntava all’emotività immediata, Zelensky ha cercato di costruire fiducia a lungo termine, usando un linguaggio corporeo aperto e mantenendo un tono pacato.” Non solo le parole, ma anche il linguaggio non verbale di Zelensky ha giocato un ruolo cruciale. Il contatto visivo diretto e un linguaggio corporeo aperto hanno trasmesso determinazione e disponibilità al dialogo. Questa resilienza comunicativa ha rafforzato la sua immagine di leader stabile e credibile, capace di mantenere la calma anche sotto pressione.

Anche Luca Bruni ha evidenziato come “Zelensky ha applicato il principio della comunicazione assertiva, riuscendo a mantenere una posizione salda senza cedere alle provocazioni. Questo equilibrio tra fermezza e apertura è stato ben percepito sui social media, dove molti hanno lodato la sua compostezza.”

L’empatia mostrata verso i cittadini ucraini e il popolo americano ha avuto l’effetto di farlo apparire come un leader consapevole delle sfide internazionali, ma anche delle difficoltà interne. La sua capacità di mantenere una comunicazione calma, nonostante le provocazioni, ha preservato la sua credibilità e rafforzato il suo messaggio di determinazione e resistenza.

La Comunicazione come Strumento di Potere

L’incontro tra Trump e Zelensky è stato molto più di una semplice discussione diplomatica. È stato un confronto tra due leader con approcci comunicativi diametralmente opposti: Trump, con il suo linguaggio aggressivo, ha cercato di dominare la scena e mettere in difficoltà il presidente ucraino; mentre Zelensky, con una comunicazione empatica e resiliente, ha cercato di preservare la sua posizione, mirando a rafforzare il supporto internazionale.

Come ha sottolineato Giovanni Covassi, “In un mondo in cui la percezione spesso supera la realtà, la capacità di dominare la narrativa può fare la differenza tra il successo e il fallimento diplomatico.”

L’incontro del 28 febbraio ci ha mostrato come la comunicazione possa diventare un’arma potente nelle mani dei leader. Sarà il tempo a dirci quale strategia avrà avuto la meglio: la potenza aggressiva di Trump o la diplomazia resiliente di Zelensky.

 

Di Costanza Poerio

 

Bibliografia

  1. Covassi, G. (2025). La comunicazione politica nell’era della polarizzazione. Università di Roma, Dipartimento di Scienze Politiche.
  2. Mendelson, S. (2025). Diplomazia e comunicazione resiliente: Il caso Zelensky. Georgetown University Press.
  3. Bruni, L. (2025). Strategie di comunicazione nei conflitti internazionali. ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale).
  4. Anderson, M. (2024). Framing e manipolazione mediatica: Tecniche e impatti. Journal of Political Communication, 37(2), 112-129.
  5. Thompson, R. (2025). La teoria dello shock and awe nella comunicazione politica. International Review of Media and Communication, 22(1), 56-73.
  6. Kovalenko, P. (2025). Leadership resiliente: Analisi dei discorsi di Zelensky durante la crisi ucraina. Ukrainian Journal of Political Studies, 18(3), 90-104.
  7. Pew Research Center. (2025). Public opinion on US-Ukraine relations: The impact of political rhetoric. Washington, D.C.

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