Generale chi controlla oggi il traffico di stupefacenti in Italia oggi?
Va distinto innanzitutto il controllo da parte dalle organizzazioni criminali di tipo mafioso e non, poiché i trafficanti di stupefacenti sono anche non mafiosi. Il trafficante è colui che tratta materia ad alto livello. In questo mondo c’è una distinzione tra il trafficante e lo spacciatore, quest’ultimo è colui che vende la dose per strada, mentre il primo è colui che gestisce il traffico. Nell’ambito delle mafie il primato lo detiene una su tutte la ‘Ndrangheta. Negli anni Ottanta era Cosa Nostra che gestiva principalmente il traffico di cocaina servendosi dell’aiuto della ‘Ndrangheta, oggi avviene il contrario da almeno una ventina d’anni. Possiamo affermare che quest’ultima è diventata la prima mafia al mondo nel traffico di sostanze stupefacenti. Anche tutte le altre mafie sono fortemente impegnate, come ad esempio la Camorra che ha un canale diretto con la Spagna. Infatti, qui transitano sia i soldi sia la cocaina che arrivano dal Sud America. Va tenuto conto che anche la mafia albanese si sta guadagnando il proprio primato in Spagna e in Olanda. Anche criminali comuni se hanno possibilità di avere canali, per esempio, con i sudamericani (per quanto riguarda la cocaina) possono gestire il narcotraffico.
Quali sono i principali porti dove arrivano queste sostanze e in quali città finiscono?
Senza ombra di dubbio Rotterdam, Anversa e tutta quella zona del nord Europa. In Italia svetta su tutti il porto di Gioia Tauro. Per quel che attiene le città, Milano possiamo considerarla la capitale del narcotraffico sin dagli anni Ottanta. Tenga conto che Gioia Tauro è un porto anche di trans shipping, nel senso che arrivano i container vengono scaricati e caricati su altre navi. Anche Genova e Trieste rivestono un luogo cruciale.
Oggi come oggi abbiamo delle rotte privilegiate rispetto ad altre?
Avvengono dalle navi ai velieri. Quest’ultimi fanno la traversata oceanica dal Venezuela o dal Brasile, caricano dagli ottanta ai cento chili sul veliero e poi fa la traversata. Le rotte in genere sono dal Sud America la Spagna e l’Olanda. La Spagna è interessata sia per motivi storici che di lingua, siccome i trafficanti parlano principalmente lo spagnolo o il portoghese. Dalla Spagna transita la cocaina per l’Europa e i soldi che vanno in Sud America. Le basi del narcotraffico sono anche in Italia e Belgio. Un’altra rotta ancora è l’Africa, per poi arrivare in Europa.
Come funziona la vendita e lo smistamento?
Dobbiamo pensare in modo schematico: se io metto sul mercato dieci chili di cocaina allo stato puro, a mia volta venderò un chilo ad un primo soggetto, che poi rivenderà ad etti ad un altro, per poi infine vendere a grammi ad un ultimo soggetto. A ogni passaggio ognuno taglia lo stupefacente, poiché il fisico di una persona non riesce a sopportare l’entità della sostanza allo stato puro. La cocaina arriva all’80/90% della purezza, non di più. A ogni passaggio avviene un taglio con delle sostanze da taglio. Questo fa si che si moltiplica il valore. Un chilo di cocaina a Bogotà o in Messico costa millecinquecento/duemila dollari al chilo. La stessa mattonella del chilo in Italia vale trentamila euro al chilo. I trafficanti non parlano di purezza ma di quanto si può tagliare, e si dice a 3, a 4 o a 5. Questo comporta che più è pura e più la possono tagliare. Il costo di trentamila euro va moltiplicato per quattro, ed il guadagno lo ottiene il trafficante. La dose da strada ha un principio molto basso di sostanza, proprio perché viene mescolata con caffeina, mannite, polvere di segatura.
Generale, una volta appurato questo guadagno così alto le somme di denaro raggiunte vanno reinvestite, in che modo viene fatto?
Dipende dalla sofisticazione dell’organizzazione. Ci possono essere mille modi. Nel caso di organizzazioni di stampo mafioso si passa dal portarli nei paradisi fiscali o all’estero all’acquisto di terreni, beni, società e così via. Il piccolo spacciatore da una parte li impiega per comprare altra droga dall’altra cose materiali. Il grande riciclaggio avviene sui canali internazionali. Le organizzazioni come la ‘Ndrangheta alle volte hanno tanti di quei soldi che li sotterrano. Il riciclaggio non avviene tanto tramite i sistemi bancari, proprio perché nel nostro Paese c’è una normativa antiriciclaggio molto sensibile. Se c’è un’operazione bancaria, notarile o da un compro oro e la derivazione del denaro è sospetta sono obbligati a segnalarlo all’Ufficio Informazione Finanziaria. Quest’ultima analizza le segnalazioni e nel caso le trasmette alla Direzione Investigativa Antimafia e alla Guardia di Finanza. La somma di denaro che ricevono dopo la vendita delle partite di stupefacenti viene reinvestita in questa, e l’altra nell’organizzazione stessa.
Generale la tecnologia sta cambiando il mondo del narcotraffico?
Sta cambiando, purtroppo, a sfavore delle forze dell’ordine, che si trovano in grande difficoltà. Adesso c’è il fenomeno da qualche anno dei criptofonini. Sta succedendo la stessa cosa accaduta nel 1990, ovvero che siamo stati sordi perché i primi telefonini non si potevano intercettare. Questi criptofonini sono dei telefoni che non hanno pacchetti voce ma soltanto dati, per chat criptate che attualmente non si possono intercettare. Più o meno costano tra i millecinquecento/duemila euro l’uno. Oggi tutti i narcotrafficanti di un certo livello viaggiano con questo strumento, proprio perché sanno di non essere intercettati. La tecnologia, spesso, aiuta anche le forze di polizia.
Negli anni come è cambiato il traffico di stupefacenti nel nostro Paese?
Negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso era molto forte il consumo dell’eroina. All’inizio era considerata la droga dei ricchi, dopodiché i trafficanti hanno abbassato il prezzo. Poi si è passati alla cocaina. Costante è il consumo di hashish. Oggi hanno preso piede le droghe sintetiche, non hanno superato la cocaina ma sono molto presenti.
Di Mattia Muzzurru
Foto di Pexels da Pixabay (https://pixabay.com/it/photos/porta-molo-container-cassa-1845350/ )