Cinque contro tutti: la disputa sulle importazioni di grano dall’Ucraina

Dopo l'invasione russa, l'UE ha abolito dazi e tariffe sulle importazioni dall'Ucraina per sostenere la sua economia, ma alcuni Paesi membri hanno vietato l'import di grano in violazione dei Trattati, temendo possibili distorsioni del mercato. Lo scontro con la Commissione sembra giunto a un punto di svolta.

La scorsa settimana cinque Paesi europei, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, hanno inviato una lettera congiunta al Commissario UE per il Commercio Valdis Dombrovskis e al Commissario UE per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski, denunciando che i loro agricoltori stanno “soffrendo in modo significativo” a causa della liberalizzazione delle importazioni di grano ucraino.

L’aspetto del commercio è uno dei più controversi per quanto riguarda la possibilità di un futuro allargamento dell’UE verso Est. La vicenda tiene banco da questa estate a Bruxelles e, anche se non si è diffusa molto in Italia, i suoi sviluppi potrebbero fare scuola, per questo è utile ripercorrerla insieme.

L’aggressione russa e il supporto all’Ucraina
Nell’ambito del riparto delle competenze tra gli Stati e l’Unione Europea, il commercio è una competenza esclusiva dell’Unione Europea. Ciò significa che l’unico soggetto che può adottare atti giuridicamente vincolanti in materia è la Commissione e gli Stati membri hanno l’obbligo di rispettarli.

La competenza esclusiva garantisce la presenza di norme comuni a tutti gli Stati, un aspetto fondamentale per il buon funzionamento del Mercato Unico Europeo.
L’UE, inoltre, è anche un’unione doganale, cioè è un gruppo di paesi che si unisce per l’applicazione delle stesse tariffe o degli stessi dazi di importazione sulle merci provenienti dal resto del mondo.

Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, l’UE applicava delle restrizioni alle importazioni di grano dall’Ucraina. A partire dal 4 giugno 2022, con il regolamento sulle misure commerciali autonome (ATM), l’UE ha liberalizzato completamente il commercio con l’Ucraina, sospendendo temporaneamente i dazi all’importazione, le quote e le misure di difesa commerciale per le importazioni. Le misure sono state poi rinnovate per un altro anno il 5 giugno 2023.

L’obiettivo del regolamento era chiaramente di sostenere l’economia ucraina, ma ha generato effetti controversi, in particolare per quanto riguardo il mercato del grano e di mais, colza e semi di girasole, con il Paese che rappresenta il 10% del mercato mondiale del grano e il 15% del mercato del mais, secondo la Commissione Europea.

In primo luogo, l’aumento del traffico di beni ai confini ha sovraccaricato i canali commerciali, saturando le capacità di stoccaggio e delle catene logistiche e creando i cosiddetti “colli di bottiglia”, in particolare per quanto riguardo il commercio del grano.
In più, ed è questo l’aspetto più rilevante, gli agricoltori dei Paesi dell’Est denunciano come l’aumento delle importazioni di cereali a un prezzo ridotto, danneggia i produttori europei che non riescono a stare al passo con la concorrenza del grano ucraino.


Il divieto di import del grano ucraino

Nei cinque paesi citati all’inizio il settore agricolo è politicamente molto influente, a ciò si aggiunga che in Polonia e in Slovacchia si sarebbero tenute in autunno le elezioni parlamentari e che il rapporto con l’Europa rimane un tema sempre caldo nelle campagne elettorali.

Pertanto, sulla scorta delle proteste e delle pressioni degli agricoltori, a metà aprile 2023 i governi di Bulgaria, Ungheria, Polonia e Slovacchia hanno unilateralmente stabilito il l’importazione di cereali ucraini nel proprio territorio, mentre la Romania ha minacciato di seguire il loro esempio in violazione del diritto comunitario, citando la necessità di proteggere i propri agricoltori dai prezzi bassi.

In risposta, il 2 maggio, la Commissione europea ha adottato una serie di misure temporanee in deroga al regolamento ATM, che stabiliscono il divieto di importazione per frumento, il granturco, la colza e semi di girasole originari dell’Ucraina limitatamente ai cinque paesi, nei quali comunque potevano continuare a transitare e circolare, in base al regime comune di transito doganale.

La misura è stata prorogata il 5 giugno assieme al regolamento ATM, ma solo fino al 15 settembre. In quella data, la Commissione ha fatto sapere che non avrebbe prorogato ulteriormente il divieto di importazione, affermando che “non ravvedeva distorsioni nel mercato dei cinque Paesi membri”.

A seguito della decisione della Commissione, Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno reintrodotto i divieti nazionali, con le prime due che hanno addirittura ampliato la lista di prodotti soggetti a divieto.
Mentre nei mesi successivi la Slovacchia ha trovato una mediazione bilaterale con l’Ucraina, l’Ungheria ha annunciato che le restrizioni continueranno, così come la Polonia, nonostante il cambio di colore politico del Governo, ora guidato dal leader della destra moderata ed europeista Donald Tusk.

Gli scenari futuri
Il racconto della vicenda ci porta alla lettera citata all’inizio, in cui i cinque paesi tornano a incalzare la Commissione sul tema.
La risposta della Commissione, per mezzo del Commissario Dombrovskis, questa volta è cambiata nei toni, passando dall’intransigenza dei mesi passati a un tono più possibilista. Il Commissario ha infatti accennato a delle “salvaguardie mirate” in caso di “perturbazioni del mercato”, senza fornire dettagli specifici sulla proposta, che dovrebbe essere presentata nelle prossime settimane, insieme all’estensione dell’abolizione delle tariffe commerciali fino al giugno 2025.

Alcune considerazioni politiche
La liberalizzazione del commercio con l’Ucraina, in particolare di quello di grano e cereali, è un atto particolarmente importante che la Commissione difende non solo per motivi simbolici, dimostrando un supporto al Paese aggredito illegalmente e ai suoi cittadini, ma anche più “pratici”.

Anzitutto, permettere all’Ucraina di esportare liberamente i cereali in UE significa offrirle l’unico grande mercato di sbocco per questi prodotti, dopo che l’invasione ha bloccato le esportazioni attraverso il Mar Nero.
Ciò, da un lato, aiuta produttori ucraini a mantenere in attività le loro imprese, perché genera loro entrate e svuota i magazzini, evitando di far marcire il grano; dall’altro allevia lo shock negativo dell’offerta che sta aumentando il prezzo del grano e mettendo in crisi il mondo. Infatti, aumenta l’offerta di grano e tiene basso il prezzo del bene sul mercato e, al contempo, permette l’esportazione del prodotto dai porti europei ai Paesi in via di sviluppo.


Evoluzione nel prezzo del grano sui principali mercati mondiali da marzo 2020 a dicembre 2023. Fonte: Federal Reserve Bank of St. Louis

Fin’ora la Commissione ha dimostrato grande indipendenza e autorevolezza, rispetto alle pressioni aggressive di alcuni Stati. Sebbene non abbia reagito ancora formalmente alle gravi violazioni dei Trattati riguardo al riparto delle competenze, la Commissione ha dato un segnale politico rilevante.

In attesa di una soluzione che passi per vie diplomatiche, e non legali, con il suo comportamento ha ribadito che le sue decisioni sono orientate dagli interessi strategici europei e dai Trattati, ancor prima che dalle pressioni di gruppi di lobby o dagli interessi politico-elettorali di breve periodo dei governi nazionali.

Tuttavia, le elezioni europee si avvicinano e le pressioni degli Stati e dei gruppi di interesse si intensificano. All’orizzonte vi è una ondata di proteste degli agricoltori contro il Green Deal e le politiche a salvaguardia dell’ambiente che sta montando, che in questi paesi si mescola con le rivendicazioni protezionistiche, ed è cavalcata dall’estrema destra anti-europeista.
La Commissione sembra tenere un occhio aperto verso questo fenomeno, che rischia di aumentare ancora di più la percentuale dei voti all’estrema destra a giugno.

L’altro occhio aperto di Ursula von der Leyen potrebbe poi essere attento alla ricerca del consenso per un secondo mandato, una possibilità su cui la diretta interessata ancora non si è espressa, ma che circola con insistenza già da molto tempo.

Da tutto ciò potrebbe derivare la necessità di tirare un colpo al cerchio e uno alla botte, dando la possibilità ai cinque paesi di imporre legalmente dei limiti alle importazioni, senza creare pericolosi precedenti in grado di minare i cardini del mercato unico e senza far venire meno il sostegno economico vitale per l’Ucraina.

Da quale parte penderà il compromesso si vedrà nei prossimi mesi, nel frattempo, il cinque contro tutti continua.

di Alessandro Ceschel

 

Foto di CANDICE CANDICE da Pixabay (https://pixabay.com/it/photos/grano-campo-cereali
campo-di-grano-3241114/)

 

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