Scontri e rivolte in Uzbekistan, cos’è successo?

Nei primi giorni di luglio 2022, più precisamente tra il 1° e il 3 luglio, sono scoppiate grosse rivolte in Uzbekistan, nella regione secessionista del Karakalpakstan, tanto da provocare 18 morti e 243 feriti. Ma cosa è successo?

I primi giorni di luglio in Uzbekistan sono sati segnati da dure manifestazioni e rivolte nella regione secessionista del Karakalpakstan, tanto da provocare una dura repressione e la proclamazione dello stato di emergenza per tutto il mese corrente.

Dove si trova il Karakalpakstan?

Il Karakalpakstan o Caracalpakistan è una regione situata nell’ovest dell’Uzbekistan, e confina con il Kazakistan. La grande ricchezza della suddetta regione risiede nel bacino del lago d’Aral e sin dalla nascita della nazione, 1991, essa è considerata una repubblica autonoma uzbeka.

La riforma della costituzione e le proteste

La regione protagonista delle rivolte, come detto in precedenza, è una repubblica autonoma dell’Uzbeksitan; questa nel 1993 ha firmato un trattato con la nazione di cui fa parte in cui garantiva l’adesione e la permanenza per ulteriori 20 anni, e poi tramite un referendum valutare la secessione. Le cause della protesta partono proprio da qui, ovvero dalla volontà di mantenere lo status speciale si autonomia. Infatti, il governo centrale di Tashkent, guidato da Mirziyoyev, ha fatto una proposta di modifica della costituzione vigente che andava proprio a mettere in dubbio lo status della regione del Karakalpakstan.

Così venerdì 1° luglio sono scoppiate grosse rivolte nella capitale della regione autonoma, Nukus, migliaia di persone si sono recate in piazza a protestare e infatti gli scontri con le forze dell’ordine non sono mancati. La repressione è stata dura e ha provocato molti feriti da ambo le parti, circa 243, e 18 morti. Questi dati sono stati annunciati dal presidente alla nazione, che si è detto molto dispiaciuto della situazione nella regione e che i manifestanti violenti saranno puniti. Gli scontri sono stati segnati dall’uso delle armi da fuoco e di idranti con vernici colorate (arancione e rosso) per individuare prima i rivoltosi, quest’ultimi hanno lasciato tracce rossastre per terra che molto hanno scambiato per sangue.

Il presidente data la situazione ha annunciato lo stato d’emergenza nella regione, ha imposto il coprifuoco, sino al 2 agosto, dalle 7 alle 21, e già molti cittadini (58 circa) sono stati arrestati per aver violato tale disposizione, anche se la metà di questi dopo l’interrogatorio è stata rilasciata. Allo stesso tempo queste restrizioni hanno limitato molto la libertà di circolazione, la libertà personale, la libertà di informazione, dato che sono state ristrette le possibilità di accesso a internet e c’è un maggiore controllo della stampa e dei media.

Mirziyoyev, dopo la condanna dei fatti, ha scelto la via del dialogo con i locali per risolvere la questione e ha fatto anche un passo indietro in merito alla riforma costituzionale portata avanti. Nei giorni seguenti il presidente uzbeko per mostrare vicinanza alla minoranza karakalpaka ha programmato una visita a Nukus, la città in cui sono stati più violenti gli scontri con i manifestanti, in quanto capitale della regione.

Le proteste nella regione del Karakalpakstan sono state pesanti e un noto dissidente uzbeko, Pulat Ahunov, non ha escluso la possibilità che fossero ordite da Mosca, in quanto l’Uzbekistan è una delle poche repubbliche centrasiatiche che non fanno parte del CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva). Tale Organizzazione è de facto un’alleanza militare tra il Cremlino e le ex repubbliche socialiste, e circa 6 mesi fa abbiamo potuto assistere a uno dei suoi maggiori interventi militari in Kazakistan, proprio per reprimere delle rivolte popolari.

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