La libertà, il vero privilegio di vivere nell’Unione Europea. Il caso “Patrick Zaki”

Nella mattinata del 20 luglio 2023, Patrick Zaki è tornato libero, rilasciato dal commissariato di Nuova Mansura, graziato dal presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi dopo esser stato condannato definitivamente a tre anni di carcere. Nell’ apprendere la notizia non si può non pensare che nella realtà “blu - stellata” a cui appartiene chi scrive, tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere. Questo perché l’Unione garantisce dei livelli di tutela delle libertà personali senza  eguali nel mondo. 

Voltaire non ha mai pronunciato la frase: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”, così come “eppur si muove” non è mai uscito dalla bocca di Galileo Galilei, ciò nonostante il celebre detto erroneamente attribuitogli, è pregnante se lo si riconduce al concetto di libertà d’espressione, il quale esercizio è costato molto caro al laureando di origini egiziane iscritto all’università Alma Mater Studiorum di Bologna (UniBo).

 

Il caso Zaki

Patrick Zaki è uno studente e attivista egiziano, si trovava nel nostro Paese per seguire un corso magistrale in “Women’s gender studies” all’università di Bologna.

Il 7 febbraio 2020 è stato arrestato subito dopo essere atterrato all’aeroporto del Cairo, con l’accusa di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Secondo i mezzi d’informazione governativi egiziani, si sarebbe spostato all’estero per scrivere una tesi sull’omosessualità e per incitare contro lo stato egiziano.

L’accanimento del regime di al-Sisi contro il giovane, con buona probabilità sembrerebbe essere dipeso dal suo impegno civile, lo studente infatti è sempre stato manifestamente interessato ai diritti umani, legato all’associazione umanitaria “Egyptian initiative for personal rights” e promotore della campagna elettorale per Khaled Ali, avvocato e attivista che voleva sfidare l’attuale presidente in carica, alle elezioni presidenziali del 2018, poi costretto a ritirarsi per le molte minacce e gli arresti che hanno subito i suoi collaboratori. Dopo essere stato fermato dalle autorità, per ventisette ore, nessuno ha più avuto sue notizie, è poi ricomparso l’8 febbraio davanti alla procura di Mansura per la convalida del fermo. 

Quattro anni prima una cosa simile era successa al ricercatore italiano Giulio Regeni, ancora oggi gli striscioni gialli di “Amnesty International” con il suo nome, pendono dai muri dei nostri atenei, reclamando una verità che non è stata ancora palesata a distanza di anni. Regeni scomparve per un mese, fu ritrovato solo il suo corpo senza vita, segnato dalle torture. 

Per Zaki molti hanno temuto la stessa sorte, il suo avvocato ha riferito che è stato bendato e torturato per diciassette ore di fila con colpi allo stomaco, alla schiena e con scariche elettriche oltre a essere stato interrogato a riguardo della sua permanenza in Italia, del suo presunto legame con la famiglia Regeni, e del suo impegno politico, per poi essere minacciato di stupro. Tutte accuse che gli inquirenti hanno negato. 

Successivamente allo spostamento nel carcere di Tora al Cairo, lo studente egiziano di UniBo è stato soggetto a diciotto udienze che hanno sancito il prolungamento della custodia cautelare. Da segnalare che i requisiti per l’adozione di misure cautelari in Egitto, sembrerebbero di portata  ben diversa e meno garantista di quelli previsti dai sistemi penali comunitari. Di tutti i capi alla base dell’arresto, l’ accusa è stata cristallizzata in “diffusione di false notizie dentro e fuori il Paese”. Patrick Zaki ha trascorso ben ventidue mesi in carcere senza che sia sopraggiunta alcuna condanna, il turbolento iter giudiziario si è concluso il 18 luglio 2023 con la pronuncia della sentenza definitiva e inappellabile, con la quale i giudici egiziani hanno predisposto per l’imputato la pena detentiva per anni tre, da scontare sottraendo i giorni di custodia cautelari precedentemente affrontati. 

Nella mattinata del 20 luglio del corrente anno, il giovane universitario è tornato un uomo libero, rilasciato dal commissariato di Nuova Mansura, graziato dal presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi dopo esser stato condannato definitivamente a tre anni di carcere. La redazione tutta del “NOUS Europe”, nell’interezza formata da studenti universitari, si sente sollevata del buon esito con il quale si è conclusa la vicenda, ma è opportuno sottolineare che accettare una liberazione per grazia, formalmente significa riconoscere implicitamente la propria colpevolezza. Nell’apprendere la notizia, non si può non pensare che nella realtà “blu – stellata” a cui appartiene chi scrive, tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere, ecco perchè…

 

…l’Unione Europea come epicentro dei diritti e delle libertà fondamentali. La Rule of Law. 

Con l’espressione “Rule of Law” esprimiamo quello che è il concetto di “Stato di diritto”, da intendersi come uno dei valori fondamentali dell’Unione sancito dall’ articolo 2 del trattato sull’Unione Europea (TUE). È anche la conditio sine qua non per la tutela di tutti gli altri valori fondamentali, a cominciare dai diritti fondamentali e dalla democrazia. Il rispetto dello “Stato di diritto” è essenziale per lo stesso funzionamento dell’Unione: efficace applicazione del diritto UE, corretto funzionamento del mercato interno, mantenimento di un contesto propizio agli investimenti, fiducia reciproca. L’essenza ultima della “Rule of Law” è una tutela giurisdizionale effettiva, il che presuppone l’autonomia, la qualità e l’efficienza dei sistemi giudiziari nazionali.

I diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, tra cui sono annoverate la libertà di espressione, la libertà di pensiero, la libertà di non essere perseguitati per i propri ideali politici, la libertà di stampa, di movimento e il diritto a ad un equo processo, sono sempre stati riconosciuti dall’UE come fondamenta della propria struttura e anche l’adesione di nuovi Stati europei all’Unione è totalmente subordinata al rispetto dai principi che ne discendono (oltre a molti alti requisiti di natura politica ed economica). La volontà del Legislatore comunitario di mettere nero su bianco tali libertà, al fine di tutelarle, emerge chiaramente sin dai lavori preparatori del progetto, poi naufragato, di una “Costituzione per l’Europa” nei primi anni 2000. Attualmente, con l’entrata in vigore della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, questo risultato è stato finalmente raggiunto, il documento infatti è vincolante per tutti gli Stati della Comunità Europea e per tutti i candidati al suo ingresso. Tali Paesi devono attenersi al rispetto delle previsioni della Carta e impegnarsi a fare in modo che i propri cittadini (che sono anche cittadini dell’Unione Europea con relativi diritti e doveri) possano goderne, oltre che a promuoverle sia internamente che esternamente ai propri confini.  

 

Di seguito un estratto in materia, dalla “Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea”:

Art. 11 Libertà di espressione e informazione 

1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.

Art. 21 Non discriminazione

1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.
2. Nell’ambito d’applicazione dei trattati e fatte salve disposizioni specifiche in essi contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.

Art. 47 Diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale

Ogni persona i cui diritti e le cui libertà garantiti dal diritto dell’Unione siano stati violati ha diritto a un ricorso effettivo dinanzi a un giudice, nel rispetto delle condizioni previste nel presente articolo. Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge. Ogni persona ha la facoltà di farsi consigliare, difendere e rappresentare. A coloro che non dispongono di mezzi sufficienti è concesso il patrocinio a spese dello Stato, qualora ciò sia necessario per assicurare un accesso effettivo alla giustizia.

Art. 48 Presunzione di innocenza e diritti della difesa

1. Ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. 

2. Il rispetto dei diritti della difesa è garantito ad ogni imputato.

Nel caso Zaki risulta evidente come la libertà di espressione e il diritto ad essere sottoposto ad un equo processo, non siano stati rispettati neanche lontanamente, lo studente di UniBo non essendo titolare della privilegiata cittadinanza dell’UE in quanto egiziano, non ha potuto godere delle garanzie che ne discendono; sembrerebbe essere stato perseguitato per i suoi ideali politici e sociali e per le sue pubblicazioni, infine condannato a seguito di un processo svoltosi con presupposti ben diversi da quelli a cui siamo abituati nei nostri sistemi penali. Se Patrick Zaki fosse nato sotto la bandiera dell’Unione Europea, molto probabilmente questo articolo non sarebbe mai stato scritto.

Articolo a cura di Edoardo Giulio Rossi.

 

 

Fonti:

– Amnesty International Italia (amnesty.it)

– europa.eu

– Immagine 1: https://eipr.org/en/press/2020/02/mansoura-prosecution-sets-hearing-saturday-15th-february-look-leave-appeal-patrick

  Immagine  2: https://pixabay.com/it/photos/dellunione-europea-eu-bandiera-4205972/

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